Sit-in della Cgil a Palazzo Zanca, per l’assessore Panarello il sindacato lancia “accuse infondate”

Per tornare a garantire il servizio mensa negli istituti scolastici messinesi il Comune ha bisogno del nuovo bilancio perché non ha le risorse a disposizione. Facendo una stima di quanto tempo ci vuole per rispettare questo iter si presume che non prima di febbraio si potrà arrivare a questo risultato. Ecco perché è nata l’amministrazione ha partorito l’idea di una soluzione alternativa, quella che è stata ribattezzata “autogestione” e che dovrebbe assicurare la refezione scolastica nell’attesa di tornare alla vecchia tipologia di servizio. Un’autogestione che significa dare la possibilità ad ogni singolo istituto di quantificare la domanda da parte delle famiglie e organizzare il servizio nel modo che ritiene migliore e più conveniente, sempre però con la supervisione del Comune che nel frattempo dividerebbe i 120mila euro al momento in cassa a tutte le scuole, a seconda di richieste ed esigenze.

In pratica si può riassumere così quelle che a quanto pare sono le intenzioni dell’amministrazione Accorinti e dell’assessore alla Pubblica istruzione Patrizia Panarello che sta continuando ad incontrare i dirigenti scolastici per fare una sorta di monitoraggio di quelle che appunto sono le esigenze e per capire come attuare un percorso di questo tipo. Soluzione che però dal primo giorno ha scatenato la reazione della Cgil che oggi è tornata in piazza a protestare. Due i fronti della battaglia: da un lato ci sono i circa 90 dipendenti della ditta La Cascina che fino allo scorso appalto curavano il servizio e che oggi sono già in mobilità perché l’azienda non ha più modo di impiegarli, accompagnati dal segretario della Filcams Carmelo Garufi; dall’altro ci sono gli insegnanti che senza il tempo pieno resterebbero senza lavoro, supportati dalla segretaria della Flc Graziamaria Pistorino. Nel mezzo il problema più significativo: gli utenti. Per il segretario generale della Cgil Lillo Oceano questo sistema creerebbe solo discriminazioni tra le scuole frequentate dai bambini figli di famiglie benestanti, che possono quindi permettersi qualunque costo, e le scuole dei villaggi più periferici, dove spesso il pasto della mensa è l’unico completo che i bambini riescono a fare. Per il sindacalista si andrebbe incontro anche al rischio che ogni dirigente scolastico possa scegliere la strada della convenienza senza badare troppo alla qualità. Oceano tira fuori i dati del Comune di Alessandria, già in dissesto, e si chiede come mai lì siano riusciti ad attivare il servizio mensa che costa al Comune 1.650.000 euro, mentre Messina che è solo in pre-dissesto non può farlo.

A questa domanda risponde l’assessore Panarello spiegando che per Messina deve passare tutto dal bilancio e che non dipende da altro. Quando ciò accadrà il servizio andrà comunque rimodulato, ha spiegato l’esponente della giunta Accorinti, perché essendo il Comune in pre-dissesto ci sarà l'obbligo di legge del rientro del 36 per cento della spesa.

“Nel frattempo, dato che questa Amministrazione ha a cuore l’interesse dei bambini e delle famiglie che nell’attesa subirebbero un disagio, stiamo suggerendo ai Dirigenti scolastici di provvedere ad attuare un progetto temporaneo attraverso cui potranno scegliere di avviare il servizio singolarmente o in rete con altre scuole. Questa attività non si configura in alcun modo come l'avallamento di un meccanismo di iniquità sociale, al contrario si deve intendere come risposta pratica alle richieste che vengono dal territorio in un momento di grave crisi economica per il Comune di Messina. Né le fasce più deboli, né le scuole saranno lasciate da sole dal momento che l'Amministrazione, come più volte ribadito, intende sostenerle attraverso un contributo economico per la gestione di quello che di fatto si configura come tempo pieno. Non sarà certo la mensa scolastica gestita dai dirigenti e con il contributo dei genitori a configurare scuole di serie A o di serie B. Queste sono accuse infondate, così come è scorretto parlare di compressione della voce di spesa, dato che non risponde a verità. Attualmente stiamo parlando con i diversi dirigenti che già si stanno attivando per sapere il numero degli alunni che intendono quest'anno usufruire del servizio di refezione scolastica, e già sembra siano pronti i primi menù da sottoporre all'attenzione della Medicina scolastica e delle Commissioni operative in ciascuna scuola, il tutto nel rispetto delle prescrizioni di legge, delle diete consigliate e delle esigenze di qualità di un servizio considerato all'unanimità necessario” ha puntualizzato la Panarello.

Il sindacato non ha però intenzione di mollare la presa. In ballo c’è il futuro di circa 90 lavoratori che potrebbero tirare un sospiro di sollievo solo se le scuole, anche in autogestione, costituissero una rete affindando temporaneamente il servizio alla Cascina.

Francesca Stornante