L’idea è partita dall’associazione L’Altra Messina e presto è stata appoggiata da altre realtà: il comitato Libera Messina, il Movimento Consumatori del Sud, la Federazione Nuova Destra, i Verdi. Domenica, dalle 10.30, saranno in piazza Unione Europea per dire no all’aumento della Tari a fronte di un servizio che, spesso, ai cittadini non è stato reso.
“Una direttiva del 2008 dell’Unione Europea – ha ricordato il vicepresidente di L’Altra Messina, Eugenio Preda – prescriveva che per il 2015 la raccolta differenziata sarebbe dovuta arrivare al 50 %, con conseguente abbassamento delle tariffe. A Messina, invece, siamo al 10 %. Inoltre l’articolo 53 della Costituzione prevede che ogni richiesta di tributo debba essere progressiva e tenere conto della situazione patrimoniale delle famiglie. Ed anche questa parte non è rispettata. Invitiamo i cittadini in piazza a protestare contro questo modo di imporre le tasse a fronte di servizi inesistenti. I rifiuti in strada e la raccolta svolta a giorni alterni sono sotto gli occhi di tutti. Domenica forniremo i moduli coi quali si chiede anzitutto il ritiro della delibera in autotutela e poi l’avvio della class action”.
L’Altra Messina era rappresentata in conferenza stampa anche da Franco Tiano: “Chiediamo che il sindaco sia presente – ha detto – in modo tale da ricevere una delegazione. L’amministrazione riporta il regolamento comunale ma un regolamento è valido fin quando rispetta la legge che lo ha determinato. Altro che populismo, bloccheremo l’iter tramite una class action alla quale il Comune dovrà rispondere. Se non lo farà sarà inadempiente e si andrà in giudizio. La verità è che quest’amministrazione ha paura di perdere il gettito. Forse hanno voglia di andare a casa passando per vittime ma devono continuare a lavorare nel rispetto degli interessi dei cittadini”.
Sulla stessa linea il Movimento Consumatori del Sud, tramite il presidente Michele Di Pietro: “Se il Comune è convinto di aver ragione, non vedo quale sia il problema, vorrà dire che vincerà il ricorso. Se invece fanno pressione per non farci fare nulla vuol dire che anche loro lo temono. E’ lo stesso dirigente Dell’Acqua a chiedere di non farlo diventare un problema sociale ma ci dovevano pensare prima. La delibera è palesemente illegittima e basata su un piano finanziario folle, con il lavoro fatto da un’azienda in liquidazione che non ha né le piante organica né i mezzi adeguati”.
(Marco Ipsale)