Una società fallimentare, un carrozzone, una zavorra. Così è stata definita Innova Bic, che ora il sindaco Cateno De Luca vorrebbe chiudere. Ma i cinque dipendenti non ci stanno: "La società si è sostenuta da sé – scrivono – fin quando la legge Bersani del 2010 ha voluto che diventasse interamente pubblica e lavorasse in house per gli enti soci (Comune, ex Provincia e Università), quindi soltanto i contratti di servizio avrebbero potuto garantire la copertura dei costi correnti. I contratti di servizio non sono stati mai stipulati, con la conseguenza che i costi maturati per stipendi e attività non sono mai stati coperti e, dopo circa dieci anni, si sono tramutati in debiti e perdite".
Negli anni, invece, solo promesse. "Abbiamo vinto 16 progetti europei, portato soldi agli enti soci e sostenuto lo sviluppo di centinaia di imprese e start up; abbiamo costruito la nostra carriera e impegnato economicamente le nostre famiglie, perché tanto (un giorno) i contratti sarebbero arrivati. Non abbiamo mai chiesto una stabilizzazione, né ci siamo mai incatenati ai cancelli di alcun palazzo pubblico; perché noi non avevamo e non abbiamo bisogno di un posto fisso. Oggi, aspettiamo 18 mensilità stipendiali e, invece, andiamo scoprendo che le promesse fatte sono svanite".
Solo alla fine dell’anno 2017 è stato deliberato il contratto di servizio del Comune di Messina. "E’ stato fatto soprattutto perché il Pon Metro porterà molti soldi alla città, ma le risorse tecniche e manageriali necessarie per la progettazione e la gestione dello strumento non sono sufficientemente presenti tra i dipendenti comunali. Stessa cosa doveva accadere per la Città Metropolitana, che dovrà gestire il Master Plan, ma non ha neanch’essa tutte le risorse tecniche e manageriali all’interno. Come al solito, il rischio è che centinaia di milioni di euro verranno persi nell’apatia generale. Dobbiamo ora spiegare alle nostre famiglie che non serviamo più, sebbene tutti ci considerino i migliori nel settore; e che la città non ha bisogno di finanziamenti, sebbene ogni giorno ci si lamenti della mancanza di fondi; e che i giovani allora fanno bene ad andare via, perché ogni possibilità di svolgere una professione moderna e di respiro internazionale non ha senso a Messina. Dovremo spiegare tutto questo, ma lo faremo con la solita dignità, affinché l’Università, il Comune e la Città Metropolitana si assumano ogni responsabilità giuridica, politica e morale".