“Riapriamo il porto di Tremestieri a maggio, quando il maltempo ci darà tregua. Poi a novembre, se non ci saranno passi avanti, chiudiamo di nuovo”. Nel giorno in cui il viale Boccetta è teatro dell’ennesimo incidente provocato da un tir, le parole del presidente dell’Autorità Portuale, Antonino De Simone (nella foto in basso), potrebbero suonare assurde, ma in realtà hanno radici più lontane.
Le pronunciò già in occasione di una riunione in Prefettura, lo scorso 13 febbraio, facendo da facile cattivo profeta in uno dei brevi periodi in cui il porto ha funzionato a regime. Ed infatti già il 21 febbraio si verificò la nuova mareggiata ed il conseguente insabbiamento che ha provocato la chiusura che persiste fino ad oggi.
Uno scenario che nessuno aveva previsto ad agosto, quando il porto aveva finalmente riaperto dopo la conclusione del rifacimento del molo. Tutto bene fino al 5 novembre, giorno della prima mareggiata, quando sono cominciati gli enormi problemi. “Non si pensava che sarebbe andata così – afferma De Simone – sulla base delle statistiche. Negli ultimi tre anni, fino allo scorso novembre, abbiamo scavato quasi niente, addirittura nel 2013 neppure una volta. Adesso invece le mareggiate sono frequentissime e non è più possibile continuare in questa situazione. Ritengo che fare dragaggi a ripetizione sia inutile. O fanno un decreto emergenziale in cui si dice che dobbiamo andare avanti così oppure si trova un’altra soluzione”.
Il riferimento è agli altri attori in gioco: la Prefettura, il Comune e la Capitaneria di Porto. De Simone ha chiesto al prefetto una riunione urgente, a Palazzo del Governo, per affrontare il problema. Nel mirino soprattutto l’amministrazione comunale, che aveva parlato di “limiti della procedura adottata dall’Autorità Portuale, che non è riuscita a riaprire il porto di Tremestieri” e aveva invitato “a cambiare la strategia sulle operazioni di dragaggio facendo installare un impianto aspirante fisso”.
Una soluzione che desta più di qualche perplessità. “Si tratta di un progettino sperimentale redatto da due ragazzi universitari – spiega il presidente dell’Authority – che prevede di soffiare la sabbia e una manutenzione costante. Abbiamo già provato ad agire con il cannone spara sabbia ma con quella granulometria è impossibile. In ogni caso ho preso contatti con l’Università perché sono disponibile a valutare tutto, ma non possiamo tergiversare ancora, l’emergenza è adesso”.
Molta più fiducia, invece, nello studio affidato al Dhi, Danish Hydraulic Institute. “Dovrà dirci cosa e perché è successo e potremo disporre di eventuali soluzioni. Siamo in contatto costante con i danesi, che ci avevano anticipato l’arrivo di onde alte due metri e mezzo la scorsa notte. In attesa di questi risultati, a meno che il prefetto o il sindaco non indichino altre soluzioni, non intendo più continuare coi dragaggi, si tratta di sfidare la natura. Anzi, menomale che ci siamo fermati venerdì perché avremmo sprecato altri soldi. E bene ha fatto la Capitaneria a non autorizzare l’apertura di un solo scivolo, dopo due giorni ci saremmo ritrovati punto e a capo, non è possibile spostare così il traffico navale”.
Nello scorso agosto non si prefiguravano scenari tanto drastici sul fronte mareggiate e, al contrario, l’auspicio era che si facessero passi avanti verso l’avvio dei lavori di ampliamento del porto. Anche su questo fronte, invece, si sono verificati una serie di problemi. “L’iter – riprende De Simone – è di totale competenza del Comune e abbiamo chiesto certezze sull’inizio delle opere. Ci è stato assicurato che entro l’anno si partirà ed allora non ha senso fare interventi di mitigazione, non ci sarebbe neppure il tempo di espletare la gara. Il problema è che il tempo passa e nulla si muove, nonostante siamo andati anche al Ministero”.
Nei giorni scorsi era arrivata l’ennesima nota da parte del Comitato La Nostra Città. “Stranamente sono d’accordo con Saro Visicaro, non era mai successo – scherza ma non troppo il dirigente dell’Authority -. Nonostante la buona volontà, non si può più proseguire così e bisogna prendere in considerazione l’idea di chiudere il porto, almeno per sei mesi l’anno. Mi dispiace per il problema tir ma la realtà dei fatti è questa, non possiamo sempre inseguire l’emergenza. Magari adesso faremo una nuova gara, elimineremo la sabbia ma non sappiamo se ad aprile tornerà. Ed allora bisogna prendersi la responsabilità a tutti i livelli, senza lasciare il cerino in mano all’Autorità Portuale. Aspetto la convocazione del prefetto, che spero arrivi subito, per affrontare il problema tutti insieme”.
Anche perché – conclude De Simone – “è impossibile continuare a fare piccole gare fino a 200mila euro e 20mila metri cubi di sabbia. Se la sabbia è maggiore, dobbiamo fare un’altra gara, altre analisi, attendere autorizzazioni che non arrivano mai. Senza contare il fatto che dal momento della verifica al momento dell’intervento si accumula altra sabbia e cambiano le condizioni. Tra l’altro gli interventi di ripascimento andrebbero fatti insieme lungo tutta la costa, viceversa si potrebbero creare anche più problemi di quelli attuali. Dobbiamo fermarci e preparare una gara seria, non con l’ansia di dover fare in fretta per il problema dei tir. E’ un problema serissimo ma non possiamo combattere contro la natura e contro un’infrastruttura nata male e incompleta. E’ bene che tutti ne prendano coscienza, non si può sempre agire in emergenza”.
(Marco Ipsale)