Se Shakespeare fosse stato in sala avrebbe di certo applaudito a quelle versioni singolari e inedite dei suoi due personaggi più riusciti. Avrebbe di certo riso con quel Romeo e quella Giulietta, originalmente calati in un contesto messinese, talvolta crudo, talvolta ironico, talvolta perfido come solo la nostra tradizione insegna. E si sarebbe commosso dinnanzi a quei baci dolcemente rubati alla lotta eterna tra Montecchi e Capuleti, così come sarebbe rimasto attonito al cospetto di una città pronta a tessere e cambiare le trame della sua tragedia più riuscita.
Si è conclusa ieri sera, tra applausi e ringraziamenti, la quattro giorni dello spettacolo “Romeo, Giulietta e la città”, prodotto da Daf-Teatro dell’Esatta Fantasia, diretto da Angelo Campo, che ha avuto come protagonisti diciotto attori messinesi che hanno dato prova di grande abilità e professionalità.
“Uno spettacolo a due facce”, l’ha definito il regista che, insieme a Annibale Pavone, ha ideato e condotto il laboratorio di ricerca teatrale di cui lo spettacolo è stato culmine e apice di tutto il percorso.
“Abbiamo iniziato a lanciare la sfida di raccontare la vicenda di Romeo e Giulietta attraverso il punto di vista dei semplici cittadini – ha spiegato Campolo, che attualmente è impegnato nelle riprese della fiction Squadra Antimafia 6 – e progressivamente è venuto fuori un inevitabile coinvolgimento umano rispetto ai fatti raccontati, che ci ha condotto a scegliere di rendere complici i personaggi rispetto a quanto accaduto”.
Un percorso, quello intrapreso dall’associazione Daf-Teatro dell’esatta fantasia, cominciato nel 2009 e costituito da diversi laboratori teatrali nei quali, utilizzando a pretesto l’opera di Shakespeare, sono state coinvolte più di ottanta persone, oltre ad attori e professionisti della scena nazionale, come Michele Abbondanza, Enzo Vetrano, Stefano Randisi e il maestro Franco Scaldati.
“La cosa più interessante – ha commentato un ragazzo che ha preso parte all’ultimo laboratorio – è stato l’aver studiato e reinterpretato in chiave attuale uno dei testi più amati di Shakespeare. E l’averlo fatto confrontandoci tutti insieme”.
Un esperimento pienamente riuscito in cui i ragazzi sono stati attori ma anche scrittori del testo. “I ragazzi hanno iniziato a scrivere – ha spiegato ancora Campolo – e fare proposte che andassero in questa direzione e, parallelamente al nostro consueto ed irrinunciabile lavoro sul corpo, siamo giunti alla realizzazione di una proposta aperta al pubblico”.
Uno spettacolo corale, di riscrittura scenica di un’opera celeberrima, che prende spunto dalla presunta natività messinese di Shakespeare e che, di certo, rappresenta solo un altro tassello nel percorso che Campolo e il suo staff continueranno a portare avanti anche nei mesi futuri.
Veronica Crocitti