MESSINA – Antonio Campo aveva 73 anni. Lo scorso 21 luglio si è recato alla clinica San Camillo per effettuare una tac col mezzo di contrasto, insieme alla nipote. In attesa dell’esame i due scherzavano e chiacchieravano. Poi lui è entrato nella saletta riservata alla diagnostica e non ne è uscito vivo.
Adesso la famiglia, sconvolta, vuole sapere cosa gli è accaduto, perché nel giro di pochi minuti, dopo aver assunto il mezzo di contrasto, l’uomo si è spento senza che il personale medico della sala riuscisse a rianimarlo, se qualcosa non è andata come avrebbe dovuto, nel trattamento medico, o se si è trattato di una morte inevitabile.
Il figlio ha quindi denunciato l’accaduto, assistito dall’avvocato Fabio Mirenzio, e ora la Procura di Messina ha avviato una inchiesta per chiarire tutti i contorni della tragedia. Sequestrata la salma dell’uomo, in attesa che il magistrato titolare del caso affidi gli incarichi di rito.
All’uomo, raccontano i familiari nella querela, era stato diagnosticato un calcoletto e si era perciò affidato ad un noto specialista messinese che gli aveva prescritto la tac col mezzo di contrasto da effettuare nella clinica privata messinese. Qui Antonio è arrivato con la nipote, ha atteso con lei la preparazione, è stato fatto accomodare nella sala apposita per l’esame, poi in pochi minuti nella saletta è scoppiato il caos: l’uomo ha accusato un malore ed è morto in pochi istanti.