CATANIA – Dalle recenti sconfitte all’Assemblea regionale siciliana al futuro dei Fondi per lo sviluppo e la coesione, passando per il secondo anno di legislatura e le priorità per il futuro della Sicilia in settori chiave come l’occupazione, il turismo, l’ambiente, la cultura e l’innovazione. La Sicilia si trova ad un bivio. Da un lato, le recenti tensioni politiche all’interno della coalizione di governo, che hanno sollevato dubbi sulla stabilità della legislatura; dall’altro, l’ambizioso piano di investimenti del governo Schifani e le risorse europee in arrivo offrono l’opportunità di dare una svolta decisiva al futuro della regione. “Fratelli d’Italia è pronta con un programma ambizioso” sostiene il senatore di FdI Salvo Pogliese, segretario regionale del partito (ex deputato regonale ed ex deputato all’Ars). In una intervista rilasciata a Tempostretto, fa una analisi della situazione politica regionale mettendo al centro le sfide e le priorità che la Sicilia si trova ad affrontare.
Senatore Pogliese, dopo le due sconfitte all’Ars sul ddl Salva-ineleggibili e sulle Province, la tenuta della maggioranza sembra più fragile. La coalizione si sta ricompattando? Lei ha parlato di franchi tiratori incrociati, non solo della coalizione che sostiene il governo.
“La maggioranza è compatta. I due incidenti d’Aula sono stati spiacevoli e non qualificanti, ma sono da attribuire al meccanismo di voto vigente all’Ars. Credo che questo meccanismo meriti una riflessione non solo all’interno del centrodestra, ma anche del più antico Parlamento d’Europa. Ma la maggioranza è al fianco del presidente Schifani”
Pensa che il clima all’interno della coalizione possa ulteriormente influenzare l’agenda del governo Schifani?
“No. Sul voto sul ddl province sono emersi calcoli non qualificanti di alcuni parlamentari che vedono nei consiglieri e negli assessori provinciali potenziali competitor per il futuro. Pertanto, il loro voto non è stato certamente contro il governatore o il centrodestra. Ribadisco con grande chiarezza, e lo voglio dire per l’ennesima volta, che quella è stata una delle pagine più tristi della storia dell’Assemblea regionale siciliana. Tuttavia, credo che ci sia una grande differenza tra quell’incidente e l’attribuirgli un significato politico”.
A proposito di province, si prospettano due strade: elezioni di secondo grado o elezioni dirette, lei come la vede? C’è un dialogo per trovare una soluzione condivisa?
“Sì, ci siamo confrontati con il presidente Schifani e il coordinatore regionale di Fratelli Italia, Cannella. Abbiamo condiviso il percorso di celebrare le elezioni amministrative e europee il 9 giugno, per poi immaginare le elezioni di secondo grado per le province a ottobre e novembre. In Sicilia, c’è stata un’anomalia nazionale: l’abolizione delle province annunciata da Crocetta in tv. In realtà, non ci fu abolizione, ma una fase di commissariamenti con burocrati palermitani, un’anomalia del sistema durata 10 anni. I servizi primari sulla viabilità secondaria, sulle scuole secondarie superiori e sull’assistenza sociale non sono stati all’altezza. Ecco perché bisogna voltare pagina”.
L’Ars si avvia verso un periodo di stallo, in vista delle prossime elezioni. Come sarà caratterizzato il secondo anno di legislatura?
“L’Assemblea regionale siciliana, guidata dal presidente Galvagno e con il lavoro del presidente della Commissione Bilancio Dario Daidone, ha approvato la finanziaria per la prima volta dopo anni, senza esercizio provvisorio. Un segnale di eccezionale valenza, frutto del lavoro di tutto il governo regionale, in primis Schifani e l’assessore Falcone. Gli strumenti economico-finanziari devono essere approvati secondo i tempi ordinari. Cosa mai accaduta in passato. Le risorse europee sono una priorità assoluta. In queste ore si discute la distribuzione per macro aree dei fondi per lo sviluppo e la coesione. L’Assemblea regionale siciliana esprimerà il proprio parere, tenendo conto delle priorità per il rilancio dell’economia della nostra regione, a partire dal tema infrastrutturale”.
Prima di parlare dei fondi per lo sviluppo e la coesione, per quanto riguarda le elezioni europee, Fratelli d’Italia ha già individuato i candidati per quanto riguarda la Sicilia orientale, Messina e Catania. Ci può anticipare già qualche nome, qualcosa?
“Ci stiamo confrontando a livello regionale e nazionale all’interno del partito. Diverse ipotesi sono sul tavolo, ma nulla è ancora certo. Ci sarà una candidatura messinese, come da tradizione. Saranno presenti anche rappresentanti di Catania, come l’uscente Milazzo. Auspico che la presidente Meloni sia capolista. La ritengo opportuna per far esprimere gli italiani sul primo anno e mezzo di governo Meloni. Lo si è fatto in passato con Berlusconi e altri premier. Bisogna poi pensare ai candidati sardi e alle quote rosa. A Messina potrebbe candidarsi Elvira Amata, assessore regionale che ha svolto egregiamente il suo ruolo”.
Lei ha parlato prima dell’utilizzo dei fondi per lo sviluppo e la coesione. C’è grande dibattito attorno a questo tema. L’opposizione critica tra l’altro le scelte di concentrarsi su grandi opere infrastrutturali come il Ponte Sullo Stretto a discapito di progetti di sviluppo locale. La sua risposta alle critiche?
“La Sicilia si trova ad affrontare una sfida cruciale: colmare il divario infrastrutturale che la separa dal resto del paese. Un obiettivo ambizioso che il governo regionale ha deciso di perseguire con un piano di investimenti di 25 miliardi di euro in opere strategiche da realizzare nei prossimi tre anni. Tuttavia, per massimizzare l’impatto di questo piano, è fondamentale evitare la frammentazione delle risorse su un’ampia gamma di progetti, come avvenuto in passato. La priorità è concentrarsi su opere di primaria importanza per lo sviluppo della regione, come la Siracusa-Gela, la Nord-Sud e il Ponte sullo Stretto. Il cofinanziamento del Ponte con 1,3 miliardi di fondi Fsc è una scelta doverosa, data la sua rilevanza strategica. Tuttavia, sarebbe auspicabile destinare una parte di queste risorse ad altre opere infrastrutturali di rilievo, per garantire un equilibrato sviluppo del territorio. Oltre alle grandi opere, il piano di investimenti deve tenere conto anche delle esigenze dei centri minori, attraverso interventi di potenziamento del trasporto pubblico locale, manutenzione e ammodernamento delle infrastrutture esistenti e sviluppo di infrastrutture digitali”.
Quali a suo avviso le priorità per il futuro della Sicilia in termini di occupazione, turismo, ambiente, cultura e innovazione. Un po’ quello che dovrebbe essere un programma di governo… “Il potenziamento delle infrastrutture rappresenta una priorità assoluta, sia per il supporto ai nostri siti produttivi, facilitando la produzione di ortofrutta ad alto livello qualitativo, sia per lo sviluppo turistico della nostra regione. Quest’ultimo ha già registrato un notevole incremento, come testimoniato dai 16,5 milioni di pernottamenti nel 2023, un record assoluto che, però, resta ancora lontano dal pieno sfruttamento delle potenzialità siciliane. Il confronto con altre realtà, come il Veneto con oltre 45 milioni di pernottamenti e Malta con 12 milioni, evidenzia la necessità per noi di avvicinarci ai 40 milioni di pernottamenti, considerando le bellezze naturali, il clima e le altre risorse di cui disponiamo. Va riconosciuto un significativo trend di crescita, che può essere attribuito anche all’azione di amministratori come Sandro Pappalardo, Manlio Messina ed Elvira Amata, nonché agli sforzi nel campo delle infrastrutture, guidati da Alessandro Aricò e precedentemente da Marco Falcone. Questi segnali indicano una discontinuità rispetto al passato.
Pertanto, è fondamentale concentrarsi sul potenziamento delle infrastrutture e sul rilancio dell’economia, mediante una semplificazione delle procedure burocratiche e amministrative. Questo lo sostengo non solo in qualità di segretario regionale di Fratelli d’Italia, ma anche in virtù della mia esperienza da ex sindaco di Catania. Nel nostro comune abbiamo attirato investimenti di grande portata da parte di multinazionali come ST, con un nuovo stabilimento del valore di un miliardo di euro, e un altro in fase di definizione del valore di 5 miliardi di euro. Una capacità competitiva che ci ha visti prevalere su città come Milano, Singapore e Parigi, grazie all’efficienza nel processo burocratico-amministrativo per progetti di così grande rilevanza. Lo stesso si può dire per Enel Green Power, che ha investito 500 milioni di euro, prevedendo la creazione di 4.000 posti di lavoro a Catania nei prossimi 3 anni. Queste opportunità non riguarderanno solo i cittadini catanesi, ma un ampio spettro di lavoratori siciliani e, oserei dire, nazionali”.