“Avete inventato la Magna Grecia volevate vi dicessi quanto siete bravi, colti, fighi? Ma quando vado a vedere Selinunte o Segesta non c’è nessuno. Avete magnifici templi e teatri che nessuno caga perché sono abbandonati, avete un patrimonio meraviglioso che neanche conoscete. È colpa vostra, dovete smetterla. Dovete battervi. Dovete crederci”.
Era il 3 dicembre e Roberto Vecchioni alla platea di studenti a Palermo descriveva, scatenando polemiche, la Sicilia “che si butta via”. Di quell’ intervento “Ho visto 400 persone su 200 senza casco, tre file di macchine. Inutile mascherarsi dietro il mare più bello del mondo” è rimasta nella memoria solo la frase più dura: la Sicilia è un’isola di m… Dopo la foto-replica di Crocetta che il 6 dicembre si è fatto immortalare in costume sulla spiaggia di Tusa abbiamo dimenticato quel che il cantautore voleva dire. Non siamo un’isola di m…, siamo noi che la trattiamo come se lo fosse.
Ho ripensato alla frase di Vecchioni sui nostri teatri e templi “che nessuno caga” a proposito di due vicende, quella di Villa Piccolo, che rischia di chiudere a causa di 50 centesimi che nei conteggi della Regione non quadrano, e quella di TaoArte, il cui destino sembra segnato dalla “tragedia” che nessun Euripide avrebbe mai potuto immaginare perché conosceva l’animo umano ma non le incapacità del mondo politico. I due casi sono soltanto alcuni illuminanti esempi del nostro modo di trattare la cultura, la storia, l’arte, i nostri grandi tesori e beni culturali. Se Villa Piccolo chiude non è colpa del fato o dei milanesi razzisti, chiude per colpa nostra. Se Taormina Arte resterà un pallido ricordo non sarà perché Vecchioni ha detto una frase contro i siciliani, ma per colpa di una politica miope e spendacciona.
Quando politica miope e burocrazia pigra si uniscono il mix è letale.
La Fondazione Piccolo- La vicenda risale ad 8 anni fa, quando, nonostante una legge regionale del ’95 che indicava 4 Fondazioni come destinatarie di contributi (Fondazione Piccolo, Museo del Papiro di Siracusa, Fondazione Mandralisca di Cefalù, museo delle marionette di Palermo) l’unica a non ottenere le somme è proprio quella messinese. Dopo una serie di riunioni è il Cda di Villa Piccolo ad avere un’idea. Attraverso la mostra degli acquerelli di Casimiro Piccolo ("Fantasia visionarie") allestita al Teatro Greco di Taormina nel novembre 2015, con il trasferimento di una quota di meno di 1 euro del biglietto complessivo, la Fondazione avrebbe recuperato 186 mila euro come risarcimento delle somme non versate dalla Regione. Ad organizzare la mostra è stata la stessa Fondazione.
I problemi sono iniziati a fine mostra, quando dagli uffici della Regione sono arrivati i primi rinvii, fino a quando, ad aprile, 5 mesi dopo la mostra, si arriva alla follia: “ci hanno detto che esisteva una differenza di 50 centesimi tra i nostri e i loro conteggi e che bisognava ricominciare da capo”. L’assessore regionale Vermiglio nei giorni scorsi ha assicurato il pagamento della quota dei biglietti. Dalla Fondazione continuano ad usare un linguaggio che è diverso da quello dei burocrati, che appare persino incomprensibile: “noi non chiediamo denari, offriamo progettualità”.
Con l’arte? Con la cultura? In Sicilia? Ma siete pazzi?
Quel dinosauro che è l’apparato regionale non capisce questo linguaggio, non capisce che i tempi della burocrazia non sono quelli della vita reale. La miopia, la sordità, l’incapacità di guardare oltre il proprio naso della macchina burocratico-politica è a dir poco vergognosa.
Prendete il caso di Taormina Arte, manifestazione di livello internazionale, naufragata tra debiti e incapacità di trovare una via d’uscita. Da mesi il sasso che inceppa gli ingranaggi della nuova Fondazione è la lite per il potere. Da un lato ci sono le legittime istanze di Taormina e degli amministratori, che rischiano di sconfinare nel campanilismo, dall’altro le proposte dell’assessore regionale, che rischia di tramutarsi in colonialismo. Nel mezzo una stagione artistica che non vedrà la luce e sarà comunque lontanissima dagli eventi del passato. Litigare sullo Statuto ad aprile vuol dire aver messo una pietra sopra a due stagioni, questa e la prossima e a gettare alle ortiche sacrifici, sogni, successi, ultradecennali.
Ma è così ovunque. La casa di Pirandello, a Porto Empedocle, necessita di appena 13 mila euro per eliminare crepe, ruggine e sterpaglie ma l’ultima manutenzione risale a 15 anni fa. E nei bagni manca persino la carta igienica. Le tragedie di Siracusa sono a rischio perché a meno di 1 mese mancano le autorizzazioni della Soprintendenza. Tornando a Messina, i turisti che mettono piede in città si affidano solo alla buona volontà delle cooperative di giovani volontari. Per andare al Museo regionale non c’è neanche un bus navetta. Il teatro di Tindari la scorsa estate è stato snobbato dall’Ente Teatro Vittorio Emanuele che ha preferito investire su un palco allestito ex novo (e pagato) a Furnari, piuttosto che utilizzare la splendida cornice storica e naturale a pochi chilometri di distanza. E nonostante il flop degli incassi rispetto alle previsioni, Saija vuole fare il bis. Il “povero” (in senso reale) assessore Tonino Perna ha dovuto realizzare la Settimana della cultura senza soldi.
La vera rivoluzione si fa investendo, scommettendo sulla cultura, sui siti artistici, sul nostro patrimonio, facendo diventare l’assessorato alla cultura e al turismo una delega vera e non di serie B. Se licenziassimo i dirigenti che dimenticano per anni autorizzazioni e pratiche, se la smettessimo di restare incantati di fronte ai nostri tramonti e ci dessimo una smossa, forse le cose andrebbero diversamente. Invece continuiamo a sentirci “toghi” perché abbiamo teatri e templi che neanche conosciamo e che diventano sempre più inaccessibili per i turisti.
Ricordo spesso che ad Efeso ho fatto una fila di due ore, insieme al “branco” dei turisti da crociera, per visitare la casa della Madonna. A prescindere dalla veridicità o meno del fatto che Maria sia stata lì (cosa della quale dubito fortemente), esiste un piccolissimo paesino in Turchia, che si è arricchito con un’idea neanche tanto geniale. Noi abbiamo il Teatro di Taormina e lasciamo che crepi tra una lite per la cassa e un’altra per le poltrone. E chi osa investire sulla cultura, come i sognatori di Villa Piccolo, lo costringiamo ad arrendersi. Se si fossero inventati un Ente di formazione, un’associazione vicina al politico potente, un patronato, il movimento della carruba secca, il circolo dei cercatori di lucertole, il club per la difesa della mammola, allora avrebbero avuto i contributi annualmente e nessun funzionario regionale avrebbe bloccato l’iter per una differenza di 50 centesimi.
La prossima foto di risposta a Vecchioni facciamola da Villa Piccolo, dal Museo regionale deserto, dal teatro di Taormina senza TaoArte o FilmFestival. Sai che risate si fa il cantautore di Luci a San Siro….
Rosaria Brancato