A pagare sono sia gli equipaggi che i passeggeri. Perché quando vengono imposti agli equipaggi turni fino a 15 ore continuative le conseguenze sono sia per i lavoratori, che finiscono con l’essere stressati che per gli utenti, come purtroppo a volte gli incidenti in mare dimostrano.
Sasmant ed Orsa navigazione hanno deciso di rivolgersi al prefetto Alecci per porre fine ad un aumento delle ore di servizio imposto nei turni ad alcuni equipaggi che finisce con il mettere a repentaglio non solo la sicurezza dei lavoratori, ma quella di chi viaggia nello Stretto di Messina.
Eppure c’è un accordo, siglato nel 2000 tra la Confitarma (Confederazione degli armatori) e le segreterie nazionali Cgil, Cisl e Uil che proprio in considerazione della pericolosità dell’area dello Stretto stabilisce che “L’utilizzo di un singolo equipaggio non può superare le 8 ore di lavoro giornaliero e le 40 settimanali. Ai componenti dell’equipaggio devono essere riconosciuti ed effettivamente fatti godere 2 giorni di riposo all’interno di ogni periodo di sette giorni”.
Invece dalla fine di giugno, come denunciano Sasmant ed Orsa, sul catamarano Acquarius dell’Ustica Lines, del servizio Metromare l’equipaggio viene utilizzato dalle 6 del mattino alle 21 per oltre 15 ore consecutive e risultano, documentati dai giornali di bordo, utilizzazioni anche di 16 ore.
“Vorrei ricordare che la Metromare è un servizio pubblico- spiega il comandante Sebastiano Pino, del Sasmant- pertanto è totalmente sovvenzionato dal Ministero dei trasporti. Stiamo assistendo a diversi tentativi di scardinare il sistema di regole individuato in un accordo che è vincolante per tutti gli armatori, pubblici e privati”.
La nuova società Bluferries ad esempio, del gruppo Ferrovie, si è prontamente adeguata al clima di deregulation selvaggia sottoponendo gli equipaggi a turni stressanti e al di fuori delle norme. Ci sono documenti che attestano fino a 10 giorni consecutivi senza riposo. Ed Rfi, per non restare indietro, ha programmato per un solo equipaggio turni di servizio per la Logoduro di 6 giornate lavorative, da lunedì a sabato dalle 15.50 alle 24. Turnazioni simili, per due settimane, anche sui mezzi veloci Rfi e Metromare per un impegno settimanale di 48/50 ore.
“A pagare sono i comandanti, nonostante loro facciano quanto gli viene detto di fare- continua Pino- e quando la Capitaneria di porto interviene e controlla i giornali di bordo multa soltanto i comandanti, gli armatori non vengono toccati”.
Le organizzazioni sindacali chiedono adesso al prefetto Alecci di convocare un tavolo per fare rispettare regole ed accordi, paradossalmente proprio dal servizio pubblico.
A noi passeggeri resta un dubbio: chi sarebbe tranquillo su una nave guidata da equipaggi che lavorano da 15 ore consecutive?
Rosaria Brancato