“Nel Dipartimento di Economia dell’Università di Messina le considerazioni sulla validità economica e trasportistica, riguardo al progetto esistente per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, non sono convergenti”. La precisazione è del docente universitario Guido Signorino, dopo che il direttore del Dipartimento, il professore Michele Limosani, ha dato la disponibilità dello stessa struttura accademica a offrire collaborazione per le analisi del Ponte sullo Stretto.
“Chi ha approfondito gli aspetti economici e l’analisi costi-benefici dell’opera – osserva l’economista Signorino, ex vicesindaco e assessore nella Giunta Accorinti – vi ha riscontrato seri problemi tecnici, rilevando che l’applicazione di dati effettivi e aggiornati alla medesima metodologia utilizzata dal progetto ne implicherebbe la bocciatura. L’impatto dei lavori sul tessuto urbano e sulla vivibilità della città sarebbe pesantissimo. Il piano finanziario dell’opera sembra essere una burla, che pone a totale carico pubblico il rischio (o la quasi totale certezza) del fallimento finanziario del ponte. Il costo dell’opera è allo stato totalmente indefinito, dato il pesantissimo rialzo dei costi delle materie prime, dell’energia, dell’acciaio”.
Aggiunge l’economista: “Dal punto di vista procedurale non esiste un progetto esecutivo approvato e cantierabile (mancano i pareri dovuti per legge dalla “conferenza dei servizi”). Le ricadute occupazionali sono una sorta di elastico che la propaganda politica tira e stira per allungarlo sempre di più, quando è lo stesso progetto a chiarire che: “l’impatto occupazionale dell’opera appare modesto in relazione al costo dei lavori”. Una recente trasmissione di Report ha evidenziato che gli “errori” di valutazione nello svolgimento della vicenda Telecom hanno aperto un buco potenziale di svariati miliardi nella contabilità pubblica. L’insostenibile gestione finanziaria del ponte rischia serissimamente di avere identico impatto sul debito dello Stato”.
Per Signorino, “le necessità di sviluppo infrastrutturale trasportistico della Sicilia, proprio per l’evoluzione degli scenari internazionali, dovrebbe ad avviso di molti economisti dei trasporti puntare sulla valorizzazione della risorsa portuale e sullo sfruttamento dei vantaggi di fiscalità per lo sviluppo delle attività retroportuali di ultima lavorazione dei prodotti. Non è il transito delle merci ma la loro lavorazione che porta economia al territorio. Il ponte è opera con progetto “vecchio” e non cantierabile, dal costo indefinito, dai benefici improbabili, dalle ricadute occupazionali dichiaratamente “modeste”, dal costo sociale e dall’impatto ambientale e paesaggistico altissimi”.
“Posso affermare, in virtù del continuo e cordialissimo confronto che ho con lui da sempre, che il direttore Limosani ha inteso esprimere la disponibilità del Dipartimento di Economia per ogni utile approfondimento che, accrescendo gli elementi di conoscenza, possa incrementare la consapevolezza delle comunità e aiutare l’assunzione delle decisioni di maggiore utilità pubblica, senza per questo voler “schierare” il Dipartimento né a favore né contro il ponte sullo Stretto di Messina”.