MESSINA – “Che la cultura della legalità sia a tutto campo, poi chi ha il filo tesserà”. Alla garbata età di 80 anni, Gaetano Silvestri incanta ancora i suoi ascoltatori, zittendo l’Aula Magna della Corte d’Appello di Messina gremita di avvocati, magistrati, studenti di diritto e rappresentanti delle forze dell’Ordine e del mondo accademico, con una “lectio magistralis” sulla “normalità” della legalità e sull’unità del diritto.
Nel giorno del ricordo della morte di Paolo Borsellino, il costituzionalista ha ricordato lui e gli altri magistrati antimafia e non si è sottratto alla dialettica sulla politica, tessendo il ritratto di un uomo-giurista esemplare che ha tanti nomi e cognomi: non soltanto Borsellino, ma anche Falcone e Livatino. “Non aveva l’impeto del supereore, non si sentiva un missionario ma un uomo dello Stato, che doveva applicare il diritto in maniera rigorosa”.
Eroi normali che secondo Silvestri dovrebbero essere l’esempio di tutti quelli che applicano il diritto e dei magistrati in particolare “Non sprechiamo il patrimonio morale di questi uomini, cerchiamo di esserne degni senza farci trascinare in dibattiti politici. Borsellino era un uomo tutto intero, un uomo di carne e sangue, aveva le sue idee politiche e non le nascondeva, non era quel giudice “indipendente” come indipendente vorrebbero intendere il giudice certe “ideologie” che in nome dell’indipendenza del giudice finiscono per farne un “meccanico” del diritto. Il giudice deve essere sempre terzo ma deve avere le sue idee. E l’idea di Borsellino, come di Falcone, era che la libertà e la legalità coincidono, che dove c’è legalità c’è libertà, lontani dal puzzo del compromesso”.
Al tavolo, la presidente dell’Anm Laura Romeo, il pro rettore di Unime Giovanni Moschella, il presidente dell’Ordine degli Avvocati Paolo Vermiglio e Rosa Raffa, procuratore capo facente funzioni.