MESSINA – Un’organizzazione no profit che affonda le radici nella tradizione della sinistra. S’inaugura giovedì 1 giugno, alle 17, in via degli Amici n. 21, la Casa del popolo. In programma musica, cibo, esposizioni fotografiche. Annunciano gli organizzatori sulla loro pagina Facebook: “Una grande festa di inaugurazione della Casa del Popolo – Messina con musica dal vivo e dj set, esposizioni artistiche e live painting e apericena serale. L’evento terminerà a mezzanotte. Ingresso libero”.
Sottolinea uno dei promotori, Gianfranco Ferraro: “Con tante case, a Messina bisognava costruirne una che fosse davvero per tutte e tutti. L’abbiamo costruita per le cittadine e i cittadini di questa città, per quelli che sono nati qui, ma anche per quelli che qui vengono solo di passaggio. Per dare una voce, soprattutto, a quanti non ce l’hanno: perché la vera democrazia si costruisce dando voce e forza a chi ancora non le possiede. Si costruisce nei quartieri: aprendo luoghi di vita in comune. È questo che vogliamo fare nella Casa del Popolo di Messina: costruire il tessuto di una vera democrazia cittadina”.
E ancora: “Costruire una casa è dare protezione, conforto, cura, ma anche possibilità di costruire uno spazio condiviso, come accadeva una volta. Una casa non era mai, a Messina, uno spazio solitario, ma aperto, dove ci si visitava, si dialogava, ci si chiedeva l’un l’altro come andava. Si domandava cosa c’era da fare, si metteva in comune il tempo. I muri di una casa possono separarci dal mondo di fuori, ma possono anche farci comunicare con il mondo che c’è fuori. La Casa del Popolo di Messina nasce, nel pieno centro della città, esattamente con questo spirito, che è nuovo e antico insieme: quello di farci incontrare e di farci uscire dalle nostre case, private, individuali, facendoci ripensare, insieme, la nostra casa più grande, che è la città”.
Da qui “un’idea di casa aperta: ritroveremo il sapore di quelle case antiche, in cui si sapeva come solo insieme è possibile costruire qualcosa. Troveremo però anche una casa che appartiene al futuro. È uno spazio che abbiamo desiderato, e che forse non avevamo osato immaginare”.