La prima Vara di Accorinti sindaco lo vide salire sul ceppo, nell’agosto 2013, con tanto di maglietta Addiopizzo. Fu immortalato sorridente insieme ai tiratori e ai capi Vara, fianco a fianco a Luigi Tibia. Per il primo cittadino della rivoluzione fu un bagno di folla ed anche se capì quasi subito che non sarebbe potuto salire oltre, “ascendere” direttamente al ruolo dell’Annunziata, l’indole messianica ha finito con il caratterizzare l’intero suo mandato.
Per il sindaco i messinesi sono un popolo da redimere, notoriamente refrattario ad ogni tipo di regole civili, giuridiche e morali, nostalgicamente legato a quellicheceranoprima, numericamente composto da massoni, lobbisti e appartenenti a varie cerchie di potere occulto e meno occulto ma in ogni caso sempre negativo. Sceso dal ceppo della Vara si è quindi dedicato all’impossibile opera di migliorare anima e costumi dei messinesi, che, stando a questi 4 anni, gli stanno anche antipatici soprattutto se non la pensano come lui e i suoi assessori.
Da insegnante, più che amministrare gli sta a cuore educare i suoi concittadini.
Il default materiale è per lui un sassolino rispetto al macigno che sente di avere la missione di togliere: il default spirituale dei messinesi.
La Vara dell’anno quarto dell’era Accorinti sarà la prima senza i fuochi d’artificio donati dal gruppo Caronte-Tourist. Negli ultimi 12 anni le amministrazioni hanno chiesto espressamente alla società dei Franza di donare i giochi pirotecnici della sera del 15 agosto. Lo ha fatto anche l’amministrazione Accorinti nel 2013, nel 2014, nel 2015, nel 2016. Lo scorso anno alla conferenza stampa di presentazione degli eventi c’erano il sindaco, monsignor D’Arrigo, Molonia e Vincenzo Franza e nessuna polemica sul “colore dei soldi”. Quest’anno con l’ingresso in giunta dell’esponente di Cambiamo Messina dal basso Federico Alagna la “raccolta” fondi è cambiata. Se l’ex assessore Perna escogitò una lotteria, Alagna ha ufficializzato l’appello ai messinesi, dividendo i buoni dai cattivi e sottolineando che il nuovo corso (nuovo anche rispetto alla stessa amministrazione) è stato nel solco della trasparenza e legalità, quasi facendo intendere che nelle edizioni 2013-2014-2015-2016 si sia un po' sorvolato su questi aspetti tanto cari al lessico accorintiano. Esclusi quindi massoni, fan di riti satanici e criminali incalliti dalla raccolta fondi, non c’è stata alcuna richiesta ufficiale ai Franza per i fuochi d’artificio. Per la verità i Franza, per il bene della città, avrebbero dovuto e potuto partecipare alla selezione, invece non lo hanno fatto, preferendo, non si capisce perché, un comunicato di replica ex post.
Né si capisce perché le solenni dichiarazioni di lotta ai tir da parte di Accorinti si siano ridotte ad una guerra ai fuochi d’artificio, ritenuti probabilmente l’unico “fuoco nemico” che si poteva fermare. Non risulta altro provvedimento incisivo di questa giunta consequenziale al programma, né volto a spostare gli imbarcaderi dalla Rada San Francesco a Norimberga come annunciato in campagna elettorale. Dopo aver fermato i camion con le mani sul cavalcavia la questione si è chiusa lì e le querelle finite al Tar o gli stop della Capitaneria sono stati sufficienti a far alzare le braccia agli amministratori anti-tir.
Il fiume di bisonti della strada continua a riversarsi sul Boccetta, anche in questi giorni di esodo (nonostante il nuovo svincolo di Giostra….). Quale incisività abbia avuto la lotta ai tir di questa giunta resterà un mistero, esattamente come quello della Flotta comunale. Quanto al futuro, Accorinti ad ogni piè sospinto parla del secondo attracco di Tremestieri come se fosse ultimato, sorvolando sul fatto che ai tempi della prima inaugurazione, quella di Berlusconi, lui lo aveva avversato, nonché sul dettaglio che altre amministrazioni hanno portato ad un traguardo sul quale ora sta mettendo il cappello.
Annunciare la lotta ai tir e poi far la guerra ai fuochi d’artificio per la Vara è come annunciare la partenza per le Crociate contro gli “infedeli” e invece fermarsi al bar a leggere Famiglia Cristiana. Un modo assai bizzarro di essere incisivi.
Mentre per la Vara l’amministrazione fa la questua chiedendo ai messinesi di dare un contributo, Accorinti liquida in fretta e furia, il 4 agosto, 120 mila euro alla Fondazione di Taormina Arte in qualità di socio. Eppure è l’unico dei 3 soci a sborsare soldi. La Città Metropolitana ha dato al momento solo gli immobili, il comune di Taormina (sede della Fondazione e cuore pulsante delle manifestazioni) non ha dato né soldi né immobili. Non si capisce perché proprio Messina, che finora nel calendario di Taormina Arte è stata Cenerentola, abbia avuto la fregola di dare le somme e liquidarle, mettendo nella stessa delibera capre e cavoli, ovvero la liquidazione delle somme e l’organizzazione degli eventi del Dalai Lama.
Il Dalai Lama è un premio Nobel, è un capo di Stato in esilio, è una figura internazionale, una guida spirituale che Messina è onorata di ricevere e di insignire. Ma per Accorinti è soprattutto un’operazione d’immagine che giova alla sua carriera politica, quella iniziata non appena è sceso dal ceppo della Vara nell’agosto 2013.
E’ assolutamente legittimo e normale che un sindaco organizzi eventi funzionali alla sua immagine, alla sua visione politica ed alle sue ambizioni politiche. Altri sindaci avrebbero invitato Obama, o Al Gore che sono anche Nobel per la Pace. E’ del tutto legittimo che ci si appresti alle prossime campagne elettorali con un biglietto da visita di portata internazionale e di grande impatto mediatico. Se avesse invitato Gigi D’Alessio avrebbe riempito i teatri ma la sua immagine sarebbe crollata a picco.
Proprio per questo sarebbe un errore, prima di tutto politico da parte del Consiglio comunale ostacolare il conferimento della Cittadinanza onoraria. E’ vero, per quest’amministrazione le procedure normative sono un fastidioso orpello e il Consiglio comunale è visto come una mosca noiosa ma ostacolare il conferimento della Cittadinanza onoraria equivarrebbe a dare al sindaco un trampolino di lancio per le prossime comparsate tv “Messina è popolata da ignoranti guerrafondai che mi vogliono male” e la sua tendenza al vittimismo amministrativo.
Fare il buffet per i vip, piuttosto che far esibire l’Orchestra del Conservatorio Corelli (con una compartecipazione economica) con due concerti che avrebbero portato l’immagine dei nostri talenti in tutto il mondo è una scelta, così come è una scelta quella di dare un numero di omaggi alle autorità. Ben altra scelta sarebbe stata rinunciare a buffet e omaggi acquistando i biglietti delle prime file e mettendoli a disposizione di chi vuol ascoltare Sua Santità ma non può pagare il biglietto.
Ci sono alcune cose che stonano in questa organizzazione: un evento a pagamento ma con il “paracadute” del pubblico, un evento che è politico ma al contempo messianico “verrà a purificare l’anima dei messinesi”.
Sono onorata che Messina ospiti il Dalai Lama. Tutto il resto, le polemiche da entrambe le parti, hanno un perché, ma onestà intellettuale richiede che si chiamino le cose con il loro nome. Additare le obiezioni ad un’operazione politica e d’immagine come se fossero nefandezze quando è semplicemente un confronto tra diverse posizioni politiche è soffrire della sindrome del Profeta.
L’opposizione è il sale della democrazia. Dovrebbe esserlo anche nei regimi teocratici.
Rosaria Brancato