Di seguito la riflessione della parlamentare messinese di Forza Italia, Matilde Siracusano in merito alle dichiarazioni del presidente della Commissione nazionale antimafia Nicola Morra dopo gli arresti in Calabria. Dichiarazioni che hanno scatenato reazioni e polemiche soprattutto sul riferimento a Jole Santelli, presidente della Regione Calabria, morta nei mesi scorsi per un tumore. La riflessione è stata pubblica su Il Riformista.
L’imbarbarimento della lotta al malaffare nelle istituzioni tocca il suo livello più basso quando i rappresentanti stessi delle istituzioni, per affermare la propria superiorità morale nei confronti degli avversari politici, godono esultanti alla notizia degli arresti di esponenti di altri partiti. Un politico dovrebbe tifare per l’estraneità ai fatti contestati in fase di indagine preliminare ad un rappresentante delle istituzioni di ogni ordine e grado, perché la colpevolezza di uno solo è segno di una falla del sistema e registra una sconfitta collettiva.
L’indignazione generale nei confronti del senatore Morra, presidente della Commissione Antimafia, che ha dissacrato la memoria di Jole Santelli, una delle donne più forti del nostro tempo, che è andata via nella gloria del suo popolo dopo aver lottato con una forza eroica contro il cancro, ha devastato persino il limite di ciò che attiene all’ambito dell’indicibile.
Il delirio del presidente dell’Antimafia si evince dal suo definirsi politicamente non corretto mentre diffama i cittadini calabresi che “hanno votato consapevolmente una grave malata oncologica”, travisando il significato più preoccupante delle sue espressioni di condanna irreversibile rivolte ai malati di cancro, la cui piena affermazione rappresenta invece una speranza concreta per tutti, proprio perché, rispetto al male, tutti siamo vulnerabili.
La tragedia si consuma al momento delle attese scuse di Morra che, nonostante lo schifo suscitato e le condanne arrivate da ogni dove, contrattacca associando la richiesta di dimissioni avanzata da mezzo Paese alla necessità di toglierlo di mezzo perché la sua figura darebbe fastidio alla mafia. Questa follia si associa alla consuetudine ormai diffusa di molti colleghi del senatore Morra di ascriversi meriti invocando presunti legami con i pubblici ministeri issati come bandiere redentrici. Come se osannare i procuratori rappresenti la collocazione sicura nella categoria dei politici onesti, al di sopra di ogni sospetto.
Tutto questo è di una gravità inaudita, come lo è l’ostinazione di Morra di rimanere a presiedere una delle Commissioni parlamentari più importanti, sostenendo la tesi secondo la quale per essere legittimati ad emettere sentenze non serve aspettare i processi quando il lavoro dei pm è confermato dal Gip. Basterebbe solo questo per mettere la parola fine, ma invece la seria preoccupazione è che siamo ancora all’inizio.
Matilde Siracusano (deputato nazionale F.I.)