L’imprenditore Carlo Borella condannato a 2 anni per favoreggiamento

L’imprenditore Carlo Borella, ex presidente dell’Associazione costruttori di Messina, è stato condannato a due anni di reclusione per favoreggiamento. Il gup Giovanni De Marco ha escluso l’aggravante mafiosa e poi, sempre con il rito abbreviato, ha inflitto quattro anni e mezzo al pentito catanese Alfio Giuseppe Castro senza concedergli alcun beneficio per la collaborazione. Il giudice ha rinviato a giudizio il geometra della Demoter Biagio Raffa, il boss dei “Mazzarroti” Tindaro Calabrese e della famiglia di Barcellona Carmelo D’Amico. Dovranno comparire davanti ai giudici del Tribunale di Barcellona il prossimo 24 maggio. Si conclude così il primo atto dell’operazione “Sistema 2” sulle estorsioni imposte da Cosa Nostra agli imprenditori che si aggiudicavano appalti pubblici nel barcellonese.
Le indagini scattarono grazie alle dichiarazioni di Giacomo Venuto, un imprenditore edile costretto a pagare il pizzo. Fu lui a svelare il vero e proprio sistema delle tangenti che i padrini di Cosa Nostra imponevano agli imprenditori che vincevano gare di appalti pubblici nella zona. Immediatamente venivano contattati dagli emissari del clan che li costringevano a versare la cosiddetta “messa a posto”. Ad esempio D’Amico e Calabrese, secondo l’accusa, imposero il pizzo all’impresa di Venuto, la “Mediterranea Costruzioni”, impegnata nei lavori di realizzazione del centro commerciale di Milazzo. Il titolare versava al clan 10.000 euro a Natale, Pasqua e Ferragosto. D’Amico avrebbe costretto a pagare tangenti anche la Demoter di Carlo Borella che stava realizzando opere di metanizzazione a S. Lucia del Mela. Per nascondere le prove dell’estorsione D’Amico chiese ad un altro imprenditore di rilasciargli una fattura di 20 mila euro per il “nolo a freddo” dei mezzi. Borella è passato dal ruolo di vittima a quello di imputato perché nel corso dell’interrogatori, condotti dagli investigatori della Mobile, negò di aver versato il pizzo a Cosa Nostra. Per il favoreggiamento dei boss D’Amico, Calabrese e Castro è ora imputato anche il geometra Biagio Raffa al quale viene contestata l’emissione di false fatturazioni per 20 mila euro.