C’è un filo comune che unisce i manifestanti del Teatro Vittorio Emanuele e gli occupanti dell’ex Teatro in Fiera, ed è il fallimento della politica e di una classe dirigente che non ha saputo difendere con orgoglio, caparbietà e passione le risorse della sua terra, i nostri artisti, i nostri lavoratori, le nostre strutture.
La novità del sit-in permanente iniziato questa mattina e che proseguirà ad oltranza negli uffici dell’Ente Vittorio Emanuele da parte dei dipendenti è proprio la sinergia tra due gruppi diversi ma con un unico obiettivo: la rinascita del Teatro e della cultura. E’ stata proprio questa voglia di “rivolta contro il silenzio e la rassegnazione” a spingere questa mattina gli orchestrali, le maestranze, i dipendenti ed i precari, i sindacalisti del Teatro Vittorio Emanuele a salire le scale dell’Ente e presidiare gli uffici dell’amministrazione. Ma stavolta non erano soli, perché accanto a loro c’erano anche gli occupanti del Teatro in Fiera “Pinelli”.
Insieme, il simbolo di un mondo, quello della cultura “ghettizzata”, che non ci sta più e vuole risposte e lo stesso trattamento finora garantito agli altri operatori nelle altre realtà siciliane.
“Si muove qualcosa, o meglio, stiamo cercando di farla muovere. Non vogliamo più essere la Cenerentola della Sicilia– spiega Giampiero Cannata uno degli orchestrali- Vogliamo far vedere che esistiamo anche noi. Non è possibile vedere che ad esempio ai nostri cugini del Teatro di Catania danno 18 milioni di euro ed a noi solo 6 milioni.Stiamo parlando del triplo delle cifre. Qui è venuta a mancare la spinta politica. Ci devono spiegare il perché di queste differenze. A noi quest’anno hanno garantito appena 5 spettacoli, il che equivale a 40 giorni di lavoro…”.
Orchestrali e dipendenti, sarte, scenografi, costumisti, tecnici, insieme ai sindacalisti sono rimasti in assemblea davanti al Teatro per pochi minuti, il tempo necessario a chiarirsi le idee, alla luce del silenzio finora registrato su tutti i fronti, poi hanno deciso di salire le scale fino al quinto piano ed entrare negli uffici di un Ente divenuto con gli anni il simbolo del fallimento di una classe politica e dirigenziale che non è stata in grado di difendere con le unghie e con i denti il nostro patrimonio artistico, storico e culturale. Il Vittorio Emanuele ridotto alle briciole, all’elemosina, ed il Teatro in Fiera occupato dopo anni di abbandono e tornato “vivo e vitale” solo grazie ai giovani sono le due facce della stessa medaglia che questa mattina hanno deciso di unire le forze.
Mentre i dipendenti del Teatro entravano nel salone gli occupanti del Pinelli li hanno raggiunti e non solo per solidarietà ma per porre le basi di un progetto concreto diverso rispetto al passato.
“E’ questa la novità-prosegue Cannata- questa sinergia tra noi che continuerà ogni giorno. Il Teatro in Fiera è stato ridotto in quel modo negli anni scorsi e se non facciamo qualcosa per cambiare anche il Vittorio farà la stessa fine”.
Un tempo, in fondo non troppo lontano, anche il Teatro in Fiera era vivo e palpitante. Da quel palcoscenico è passato, solo per fare un esempio il Jesus Christ Superstar di Massimo Piparo che poi ha fatto il giro del mondo.
La realtà oggi al Vittorio è amarissima ed anche l’immagine del presidente dell’Ente Teatro Luciano Ordile, che entra negli uffici, vede i manifestanti, ma tira dritto e si rifiuta di incontrare i lavoratori è emblematica di un punto oltre al quale non si può e non si deve andare. Ordile, che è stato un tempo assessore regionale alla cultura, tira dritto e non parla a chi si batte per difendere non solo il diritto al lavoro, ma il diritto di un’intera città alla Cultura.
Ad incontrarli, sia pure allargando le braccia perché la situazione è “congelata”, è stato il sovrintendente Paolo Magaudda ed il consigliere Gustavo Ricevuto. Le risorse sono ferme a Palermo, i tagli sono già stati effettuati nei mesi scorsi e dalla Regione non arrivano né soldi né notizie. Anche sul commissariamento dell’Ente non si è saputo più nulla. Il Cda dell’Ente è stato convocato d’urgenza nel pomeriggio e domani mattina orchestrali e maestranze terranno un’assemblea alle 10 nei saloni del Teatro per fare il punto della situazione.
“Ma non smantelliamo il presidio” dicono, organizzandosi in turni per mantenere sempre la presenza di qualcuno. Resteranno in contatto anche con gli occupanti dell’ex Teatro in Fiera per concordare iniziative comuni. Ma c’è di più, perché i mille rivoli delle vertenze di una città che vuol costruire e non lamentarsi, si uniscono e giovedì gli orchestrali suoneranno davanti agli stabilimenti della ex Birra Triscele.
Lì ci sono operai licenziati che vogliono lavorare ed hanno un progetto concreto per ricostruire, qui ci sono orchestrali e maestranze che hanno un progetto per la rinascita del Teatro, ed in Fiera ci sono occupanti che hanno voglia di ricostruire.
Peccato che intorno a tutti noi si andata in scena per anni il tristissimo spettacolo dell’indifferenza e dell’incapacità gestionale di cambiare le cose.
Rosaria Brancato