Nuova Politica propone il suo modello per una Messina migliore

Il quadro è impietoso. Forse non serviva neanche dover organizzare un dibattito per capirlo. Ma il forum che questa mattina ha riunito giornalisti, esponenti della società civile, politici, candidati a sindaco, sindacalisti, ha sicuramente messo l’accento su quanto Messina abbia bisogno di un’inversione di rotta totale. Tutti ne sono convinti, serve adesso concretezza e voglia di fare il primo passo. L’associazione Nuova Politica ha delle proposte. Le ha volute discutere con chi potrebbe far qualcosa per ripartire. Dal dibattito è emerso che intanto Messina dovrebbe capire qual è la sua vocazione. Potrebbe essere una città turistica, culturale, universitaria, eccellente nella sanità, città commerciale. Potrebbe. Non è niente di tutto questo. Negli anni si sono fatti progetti di ogni genere senza arrivare a nulla di concreto, progetti che probabilmente sono serviti solo a riempire i portafogli di chi li ha curati. Per il resto solo montagne di carta sepolta nei cassetti. Capitolo lavoro: la città non può pensare più di basarsi solo sul pubblico impiego. Nei Palazzi, basta pensare a Palazzo Zanza, i soldi sono finiti. E fa rabbia pensare alle centinaia di lavoratori, da Messinambiente ai serivizi sociali, passando per l’Atm, che non prendono soldi per mesi e che ciclicamente si trovano a protestare mentre la classe dirigente trova sempre il modo per assicurarsi premi produttività e stipendi d’oro.

Sono stati tanti i punti affrontati durante il dibattito. Che è iniziato dalla tesi che il Pierluigi Grimaudo, presidente di Nuova Politica, ha esposto per pensare ad una città migliore. L’idea da cui vuole partire Nuova Politica è che Messina ha bisogno di un sindaco né burocrate né illusionista. “Sburocratizzare la città incominciando dal Sindaco. La politica non può rimanere prigioniera della mentalità immobilista propria di corpi burocratici incapaci di esercitare l’attività gestionale che pure la legge assegna loro. Occorre una personalità di alto livello pronta ad interloquire con le altre autorità che esercitano funzioni altrettanto importanti sul territorio di Messina (Sovrintendenza, Genio Civile, autorità militari, Ferrovie, Autorità Portuale, Cas) per sciogliere i nodi che impediscono la realizzazione dei progetti di pubblica utilità, alcuni dei quali realizzabili con esclusivo capitale privato”.

Nel suo programma Nuova Politica indica anche il modo in cui la città dovrebbe approcciarsi a un nuovo modello di sviluppo. “Messina deve dismettere le consuete prassi politiche, ed assumere un impegno straordinario di rinnovamento e di sprovincializzazione. Da parte sua, la cosiddetta società civile non può tirarsi indietro, aspettando pigramente che i giochi siano fatti da una ristretta cerchia costituita dal ceto politico “professionale”. Le realtà associative, e in esse ciascun cittadino, devono assumere la responsabilità di indirizzare le idee per una prossima amministrazione della città. Le forze politiche organizzate vecchie e nuove, d’altra parte, conservano una capacità di raccolta del consenso non indifferente, che impone loro in questo momento l’onere di aprirsi al contributo di rinnovamento della società”.

Per ripartire, secondo l’associazione, si dovrà puntare sui privati. “Dovranno essere posti traguardi realistici, non miraggi. Non è realistico ad esempio, un programma di sviluppo della città fondato esclusivamente su risorse pubbliche in un periodo che vede i trasferimenti regionali, statali e comunitari contrarsi, e che in ogni caso, non dà certezze per il futuro. Occorre semmai, puntare sullo sviluppo dell’economia reale, liberando per quanto possibile, le attività private dalla palude di prassi amministrative di interdizione (ad es. favorire la nascita di centri commerciali naturali e di connesse isole pedonali, stabilire protocolli tra diversi uffici per l’espletamento in tempi brevi di procedimenti amministrativi, con relative premialità per il personale e sanzionare gli appesantimenti burocratici arbitrari – vedi l’Urbanistica). Nuove opportunità sono probabilmente offerte dalla costituenda città metropolitana per quanto riguarda gli insediamenti produttivi, che oggettivamente sono alquanto problematici nel territorio di pertinenza del Comune, ma che in un contesto più vasto possono trovare sviluppo ( vedi l’area industriale di Giammoro)”.

Insomma le idee ci sono. Nuova Politica si augura che attraverso il dibattito di oggi anche i candidati a sindaco o comunque qualsiasi cittadino sia più consapevole che qualcosa si può e si deve fare. Subito.

(Francesca Stornante)