Esiste, nel matrimonio o nella convivenza, un diritto a fare l’amore? Può uno dei partner imporre all’altro un’astinenza forzata dal sesso? E se il coniuge non ne vuole sapere, lo si può costringere? Sul delicato argomento si è espressa oggi la Cassazione, che ha detto a chiare lettere che no, non esiste un -diritto all’amplesso-. Ma i sessuologi avvertono: senza sesso la coppia non esiste. E anche il diritto canonico parla di -diritto-dovere dei coniugi di dare o ricevere l’atto coniugale-.
La Cassazione – con una sentenza con la quale ha confermato la condanna per violenza sessuale di un marito che aveva costretto la moglie ad avere un rapporto – ha stabilito che non si può esigere dal partner, sia all’interno del matrimonio sia nell’ambito di una convivenza, alcun tipo di prestazione sessuale, specie se con prepotenza, in quanto non esiste un diritto all’amplesso, -né conseguentemente il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale-. La Suprema Corte ha quindi respinto la tesi dell’uomo, in base alla quale in una coppia è da ritenersi che ci sia sempre un -consenso putativo- per il partner all’atto sessuale. Ma la sessuologia non è sulla stessa lunghezza d’onda della Cassazione: -quando si forma una coppia – spiega Jole Baldaro Verde, presidente della Federazione italiana di sessuologia – si dà all’altro una sorta di diritto-dovere ad avere rapporti sessuali, altrimenti non è una coppia-. Il formarsi stesso di una coppia, insomma, comporta che tra le due persone esista un rapporto sessuale. Rapporto, avverte Baldaro Verde, che dovrebbe essere -condiviso-, sul quale cioé si dovrebbe essere entrambi d’accordo, ma -così come io non posso obbligare l’altro ad avere un rapporto, ugualmente non posso obbligarlo ad astenersi dai rapporti sessuali per un tempo indefinito-. Fermo restando che questo diritto -non va mai esigito con la prepotenza-, quindi, allo stesso tempo però -non si può con la prepotenza dire all’altro: ‘tu non mi tocchi’-.