Addio Cas, in arrivo ci sarà un nuovo carrozzone misto. Se la futura “creatura”, la società mista nata dalla fusione tra Cas e Anas avrà le ali oppure la zavorra, lo si capirà solo in base a quanto peso avrà la politica.
Da settimane la maggioranza al governo regionale sta studiando modi e tempi per “cambiare tutto senza cambiare niente” , o meglio, senza cambiare il controllo della politica nelle stanze dei bottoni della gestione autostrade, che è poi parte del problema dell’attuale situazione del Cas.
Di concerto il presidente del Consorzio, Rosario Faraci, voluto fortemente dal governatore su quella poltrona (si conoscono da decenni), l’assessore regionale Udc Giovanni Pistorio e Crocetta, decantano i miracoli che potrebbero accadere lungo le autostrade siciliane con la nascita della società mista. L’idea è anche quella di mettere il pedaggio su tutta la rete, ma dopo le prime proteste, si è rinviato il salasso ai siciliani al completamento degli interventi sulla Palermo-Catania, Gela-Mazara e Siracusa-Gela.
Nel Piano predisposto dalla giunta regionale le idee sono chiare a proposito della società mista come spiega lo stesso Pistorio “ la governance societaria dovrà assicurare alla Regione attribuzioni azionarie e giuridico-statutarie che consentano di imprimere al nuovo soggetto gli indirizzi strategici e di svolgere il continuo controllo”. Il Cas ha le ore segnate perché la concessione non sarà più data ma il rischio è che venga fuori una riedizione attraverso un accurato maquillage.
Il problema della governance lasciata in mano alla politica, Cencelli alla mano, non è da sottovalutare.
Tempostretto nel 2015 ha dedicato numerosi articoli agli sprechi del Consorzio ed ai costi delle poltrone, sia attraverso le indennità che attraverso i rimborsi, le consulenze, gli incarichi, i contenziosi.
Numerose sono state anche le inchieste che hanno fatto luce su troppi sprechi e su una gestione poca attenta del denaro pubblico a svantaggio della qualità del servizio (per il quale i cittadini pagano anche un pedaggio). Nonostante inchieste e polemiche i vertici del Cas, nominati dalla politica, hanno provato ad aumentarsi le indennità, in barba ad una Sicilia in ginocchio e ad uno stato pietoso delle autostrade. Continuare questo percorso, lasciando che sia la politica a controllare la gestione della futura società mista non lascia presagire nulla di buono.
Nel mese di luglio ha suscitato clamore la vicenda degli straordinari al Cas (leggi qui) che ha comportato anche provvedimenti nei confronti dei dipendenti dell’ufficio turni.
L’ispettorato del lavoro in seguito ad alcune segnalazioni e dopo una serie di attività ispettive, ha constatato l’assegnazione di ore ed ore di straordinari ben oltre la soglia prevista dalla legge e in gran parte quasi sempre agli stessi “stakanovisti”.
L’oasi felice degli straordinari però stonava sia con la normativa che con i precari storici in attesa di chiamate stagionali che non arrivavano dal 2011 nonostante una carenza d’organico ai caselli di 80 unità. Mentre l’Orsa scendeva in piazza al fianco dei precari e riusciva, grazie all’intervento dell’ingegnere Gaetano Sciacca, che guida l’ispettorato del lavoro ed alla disponibilità del direttore generale del Cas Perrone ad avviare da settembre un tavolo tecnico per trovare la soluzione, scattavano i primi provvedimenti all’ufficio turnazione. Quattro dipendenti (tre sindacalisti della Uil ed un vicesindaco del Pd) sono stati trasferiti ad altri uffici in base alla legge Brunetta che pone il divieto a chi ricopre incarichi in partiti o in sindacati, di ricoprire ruoli di gestione del personale. Si tratta di una norma di buon senso ed a scopo preventivo. Dopo il provvedimento voluto dall’ispettorato del lavoro, il deputato regionale Pd Filippo Panarello si è rivolto all’assessore regionale al lavoro chiedendo una sorta di ispezione dell’attività ispettiva, di valutare cioè se il provvedimento preso nei confronti del vicesindaco di Alì, iscritto al Pd, sia conforme o meno alla normativa. La nota di Panarello ha suscitato la reazione dell’Orsa che ha ironizzato sulla solerzia del deputato nei confronti di un collega di partito piuttosto che al fianco dei precari. Panarello, ma anche lo stesso Caminiti, di fatto sostengono che l’essere iscritti ad un partito non può avere alcuna conseguenza nella gestione dell’Ente. Ed hanno ragione in linea di principio. Certo però ci sono alcune stranezze.
Una tra tutte è l’esistenza, negli anni passati, di una sezione Pd chiamata “Autostrade”, fatto questo che presuppone un rilevante numero di tesserati. In realtà inizialmente non era Pd ma Democratici di sinistra. Del resto in casa Pd non si vede tesseramento dal 2012 e l’ultimo, quello targato nuovo corso è una sorta di pre-adesione, una dichiarazione d’intenti.
La domanda è: come mai all’interno del Cas gli iscritti ai Ds erano così numerosi al punto da istituire una sezione chiamata autostrade? Perché la necessità di istituire addirittura una sezione destinata agli iscritti che lavoravano al Cas? A meno che non si trattasse di residenti al casello di Villafranca o nel viadotto Trapani, cosa da escludere per ovvi motivi, la risposta è che il partito aveva eccome un peso nelle decisioni del Consorzio e che avere una tessera piuttosto che un’altra, politica piuttosto che sindacale, aveva ed ha un peso, sia nel Cda che in tutti gli altri uffici.
Possiamo quindi escludere che il peso di partiti e sindacati non avesse conseguenze nella gestione “spicciola” o meno spicciola del Consorzio?
E’ proprio l’ingerenza dei partiti a tutti i livelli nella gestione delle partecipate ad aver causato disastri nel pubblico della nostra isola.
L’assessore Pistorio e Crocetta, nel predisporre il Piano definitivo della società mista dovrebbero riflettere su questo, prima ancora che sul pedaggio da far pagare ai siciliani. Del resto in questi decenni proprio i siciliani hanno pagato il prezzo più alto a causa di una gestione politica e clientelare delle partecipate, con la complicità di tutti, sindacati compresi.
Rosaria Brancato