Ci sono anche due società partecipate del Comune, l’Atm e l’Amam, coinvolte tramite i loro vertici (o ex) nell’operazione “Terzo Livello”. Il direttore generale dell’Atm, Daniele De Almagro, è stato sospeso dal pubblico ufficio per sei mesi, mentre l’ex presidente dell’Amam, Leonardo Termini, risulta tra gli indagati.
De Almagro è stato per anni direttore amministrativo dell’Azienda trasporti, poi dal giugno 2017 ne è diventato provvisoriamente direttore generale al posto di Giovanni Foti (che a novembre era rientrato da presidente) e a maggio 2018 è stato confermato, vincendo la selezione indetta dall’azienda. La scorsa settimana il neo sindaco De Luca ha cambiato il consiglio d’amministrazione dell’Atm, salutando Foti e sostituendolo col suo “fedelissimo” Giuseppe Campagna. De Almagro è stato in prima linea negli incontri col sindaco sul futuro dell’Atm, sulla vicenda dei nuovi autisti e dell’eventuale smantellamento del tram. Ora, per i prossimi sei mesi, bisognerà trovare un sostituto.
Termini è stato presidente dell’Amam, chiamato dalla giunta Accorinti, da giugno 2015 a marzo 2018, poi sostituito da Francesco Bonanno. E il suo cammino non è stato lineare, tanto che già nel maggio 2016 la vecchia amministrazione ne aveva chiesto le dimissioni dopo che era stato rinviato a giudizio con l’accusa di truffa in concorso per fatti risalenti al 2006. Ma Termini aveva tenuto duro e mantenuto il posto.
L’ex presidente dell’Amam ha avuto uno stretto rapporto con la persona più importante coinvolta nell’operazione “Terzo Livello”, l’ex presidente del Consiglio comunale, Emilia Barrile. All’atto della nomina al vertice dell’Amam, la Barrile aveva difeso la scelta della giunta Accorinti, contestata invece ad esempio da Cambiamo Messina dal basso, per il passato politico e giudiziario di Termini.
A gennaio di quest’anno, invece, un episodio di tenore opposto. In Consiglio comunale si parlava di modifiche allo statuto dell’Amam e la Barrile aveva addirittura invitato “i vigili ad intervenire per allontanare il presidente Termini che non ha alcun titolo per stare seduto qui dal momento che non è stato invitato. Se proprio vuole si accomodi tra i posti riservati al pubblico ma stia zitto”.
"Manifeste – scrive il giudice Tiziana Leanza – appaiono le esigenze di protezione sociale nei riguardi dell'indagato De Almagro. Sufficiente appare, al riguardo, richiamare la disinvoltura che ne ha connotato l'agire illecito. In funzione del perseguimento del proprio egoistico interesse, non esita a palesarsi indifferente rispetto ai doveri istituzionali gravanti sulla sua persona a cagione del ruolo pubblico ricoperto. Oltremodo concreto è, pertanto, il timore che egli possa, in assenza di un provvedimento cautelare, reiterare le azioni criminose della quale si è macchiato".
Nessuna misura cautelare per Termini ma, paradossalmente, sempre secondo il giudice, il giudizio sul suo operato è simile, "se non ancora più negativo". Il motivo della differenza è che Termini non è più presidente dell'Amam e non ricopre al momento altri incarichi pubblici, quindi non può reiterare "i delitti dei quali è stato reputato indiziato".