Tagli ai finanziamenti regionali e definizione della pianta organica restano due questioni ancora aperte e delicate per l’Ente Teatro Vittorio Emanuele. Una riduzione di circa 1.400.000 euro (da 6.700.000 euro a 5.300.000) preoccupante e che crea allarme tra i dipendenti. La Fistel Cisl di Messina prende posizione perché a subirne le conseguenze non sarà solo il bilancio dell’Ente, ma “è a rischio anche il sistema culturale messinese. Con il taglio del 20%, ipotizzato dalla Commissione bilancio del Governo regionale, il Teatro Vittorio Emanuele non riuscirebbe a programmare stagioni di adeguato livello culturale e metterebbe in forte discussione tutte le figure professionali”. Un grave danno per il maggiore teatro messinese che si ripercuote, ovviamente, sulle attività e programmazioni artistiche e gestionali: “Si rimetterebbe tutti sulla graticola – spiega Domenico Allegra, segretario provinciale della Fistel Cisl – i professori d’orchestra vedrebbero sfumare le proprie rivendicazioni, i lavoratori stagionali sarebbero completamente fuori anche dalla precarietà a cui sono abituati, i dipendenti potrebbero non vedersi riconosciuti i profili occupazionali a cui aspirano”.
Una presa di posizione necessaria per la Fistel Cisl dopo la riunione di ieri con il presidente dell’Ente, Luciano Ordile e il sovrintendente, Paolo Magaudda, nella quale sono state presentate le valutazioni sulle tabelle di equiparazione che serviranno alla definizione della Pianta Organica.
“Un’altra questione che si trascina da anni” – continua Allegra – “Se oggi le condizioni economiche determinano la necessità di ridurre i contributi riteniamo non sia possibile farlo con un taglio netto, ma vanno fatte valutazioni caso per caso ed è evidente che al Teatro di Messina tale riduzione non può e non deve essere applicata, perché dal 1992 non vi è mai stato alcun aumento di contribuzione come avvenuto per gli altri Teatri siciliani”.
La Fistel Cisl richiama all’unità d’intenti e di percorso sia i sindacati che l’Ente invitando tutti ad abbandonare le pretestuosità e le contrapposizioni inutili: “Servono solo a fare immagini ma non portano a nulla – sostiene Allegra – se non riusciremo a farci ascoltare nel merito delle questioni, saremo tutti responsabili del progressivo degrado culturale e sociale che sta investendo tutto il nostro territorio. Complici di quella emergenza educativa denunziata a più riprese”.