Buzzanca è “solo” sindaco, non può essere contemporaneamente anche deputato: così ha deciso l’Ars, così ha stabilito il Tribunale di Palermo a marzo e così ha ribadito il Tar a fine aprile. E’ decaduto dalla carica di deputato regionale, secondo quanto dichiarato dallo stesso presidente dell’Ars, Francesco Cascio, nella seduta del 12 giugno disertata in massa dal gruppo Pdl e da parte dell’Udc e conclusasi con il voto che ha aperto le porte alla decadenza che scatta entro 10 giorni.
“Il tempo invero non è ancora scaduto, perché il provvedimento dell’Ars mi è stato notificato il 14 giugno e i dieci giorni per optare scadono da quella data”, dichiara Buzzanca il giorno dopo il rigetto da parte del Cga della richiesta di sospensiva della decisione dell’Aula.
Giorno più giorno meno, non saranno le 24 o 48 ore a cambiare lo scenario. Buzzanca resta primo cittadino di Messina, come da lui stesso più volte dichiarato nei due anni della telenovela e come ribadito oggi ai giornalisti alla presenza del suo legale, Marcello Scurria
“Ho sempre detto che avrei scelto al momento opportuno- ha detto- finora ho portato avanti una battaglia di principio tenendo conto della volontà espressa dai messinesi nelle urne e portando a termine il programma che ha ottenuto il loro consenso elettorale. A Palermo ho sempre lavorato con impegno per portare risorse a Messina, come dimostrano gli ultimi 500 mila euro destinati al Palacultura”.
Se poi sia stato lui ad optare, o lo scadere dei 10 giorni e il voto dell’Assemblea a sancire la decadenza da deputato regionale, sono sottigliezze che non modificano la sostanza di una vicenda estenuante passata attraverso tutte le sedi possibili, dai Tribunali alla Corte Costituzionale, dall’Ars al Parlamento (con un’interrogazione dell’Idv). Le polemiche del “day after” riguardano proprio questo secondo aspetto, l’aggrovigliarsi di un caso che si è trascinato per anni.
“Adesso la Commissione verifica poteri e l’Assemblea dovranno risarcire i danni- ha infatti annunciato l’avvocato Antonio Catalioto che per conto del primo dei non eletti nel Pdl, Antonio D’Aquino, porta avanti la battaglia dal 2010- dovranno spiegare perché, nonostante sia stato espressamente previsto che la Commissione dovesse decidere sull’incompatibilità entro un anno dalla pronuncia della Corte Costituzionale, ovvero entro il giugno del 2011, siano trascorsi invece ben 2 anni e 18 sedute……Abbiamo presentato un esposto anche alla Corte dei Conti per verificare se vi siano gli estremi del danno erariale”.
Al di là del risarcimento, che secondo la richiesta dovrebbe superare i 150 mila euro, ai siciliani resta da chiedersi come mai siano stati necessari 2 anni e 18 sedute per decidere se recepire o meno una sentenza della Corte Costituzionale (che sull’argomento della doppia poltrona si è espressa per tre volte) mentre nel frattempo altri politici nella stessa posizione decidevano in pochi minuti per quale carica optare.
Due anni dopo, tre sentenze della Corte Costituzionale dopo, e dopo due sentenze dei Tribunali di Palermo e Messina, 18 sedute della Commissione verifica poteri, un voto dell’Ars, una sentenza del Tar ed una del Cga, arriva la decisione, anche se “il tempo invero non è scaduto, ma scade il 24 giugno” chiarisce Buzzanca.
“Per il sindaco sarà pure un problema di un’ora in più o in meno- commenta il segretario cittadino dell’Idv Salvatore Mammola- Puntualizzare i 20 minuti in più o in meno dalla scadenza dopo che ha fatto trascorrere due anni senza decidere è sinceramente sconcertante. Ma al di là di questo, i messinesi vogliono sapere una volta per tutte cosa vuole fare per la città che non mi pare sia ben amministrata. Quante sentenze occorrono prima che ne venga rispettata una e soprattutto prima che Messina venga liberata?”.
Il segretario del Pd Peppe Grioli sottolinea come “Buzzanca non ha optato, è decaduto da deputato regionale. Ma siamo stanchi di questo continuo botta e risposta con il sindaco, a noi interessano i problemi reali di Messina, che sono problemi di sopravvivenza e non certo di poltrone”.
Di tutt’altro avviso Nino Germanà che considera la scelta di Buzzanca “una manifestazione di correttezza nei confronti dei messinesi e un atto di responsabilità nei confronti della città. Essere sindaco è prima di tutto una missione e Peppino non ha mai fatto mistero che avrebbe scelto la sua città”. Il vice coordinatore vicario provinciale del Pdl si dichiara “Concettualmente per indole e propensione contrario ai doppi incarichi”, quindi anche contro la doppia carica del suo coordinatore provinciale del Pdl , sindaco-deputato, ma, chiarisce che questa sua tesi non vale per Buzzanca, “ devo però riconoscere che date le grandi responsabilità che gravano sui sindaci spesso la circostanza che un sindaco abbia simultaneamente la possibilità di ricoprire la carica di parlamentare può generare innegabili benefici”.
La parola fine non è ufficialmente ancora arrivata perché la guerra dei ricorsi ha altre due puntate: l’11 luglio l’udienza del Cga sul ricorso presentato da Buzzanca contro la sentenza del Tar e il voto dell’Assemblea e il 13 luglio l’Appello contro la decisione del Tribunale di Palermo che ha dichiarato incompatibili le due cariche. In teoria le due udienze sono state superate nei fatti dalle dichiarazioni del sindaco che ha lasciato uno dei due incarichi. Ma lui guarda già oltre…alla poltrona di Lombardo “Se il mio partito dovesse chiedermelo sono disposto a candidarmi alla Presidenza della Regione”, dice Buzzanca che a quanto pare non riesce a star fermo in un sol posto.
Rosaria Brancato (foto Dino Sturiale)