Prima di tutto una buona notizia. Da lunedì la terza nave di Bluferries non si fermerà ma continuerà ad attraversare le acque dello Stretto. Non lo farà più dal porto storico, come preannunciato nelle scorse settimane, ma dal porto di Tremestieri, considerata la rotta più redditizia, aumentando il numero di corse fino a 25. E’ quanto emerso nell’ultimo incontro tra la società e i sindacati, durante il quale è stato raggiunto l’accordo almeno su questo fronte.
Confermato, dunque, che le navi Bluferries non accoglieranno più le automobili ma solo i tir. E, del resto, il vettore pubblico riesce ad accaparrarsi solo il 10 % del traffico leggero a fronte del 90 % appannaggio di Caronte e Tourist. Percentuali frutto di una serie di fattori: Bluferries opera con una nave, Caronte e Tourist con più navi ed è dunque diversa la frequenza delle corse; la tratta dal porto storico è più lunga rispetto a quella dalla rada San Francesco ed è soggetta a determinate regole di priorità che penalizzano Bluferries; le due società danno un’interpretazione diversa delle normative Ue sull’Iva nei tratti di mare inferiori a 50 chilometri e così Caronte e Tourist non versa l’imposta in accoglimento del parere di Confitarma, mentre Bluferries continua a farlo. Tutti elementi a favore dei privati, ma è pur vero che Bluferries non ha provato mai neanche a scommettere sul traffico leggero. 40 euro il prezzo del biglietto contro i 37 di Caronte e Tourist. E c’è da giurare che ad un prezzo inferiore molti automobilisti sceglierebbero il vettore pubblico anche a costo di dover impiegare il doppio del tempo per traghettare.
La risposta, quasi certamente, non l’avremo mai, perché Bluferries ha deciso di abbandonare anche quel 10 % di traffico, che non serve neppure a far rientrare le spese di circa 4 milioni di euro all’anno per tenere una nave in servizio. Per il momento, allora, c’è da accontentarsi perché con il mantenimento della terza nave, pur se trasferita a Tremestieri, sono salvi i trenta posti di lavoro del personale marittimo, con una nuova organizzazione dei turni. Resta però il problema per i 10 lavoratori dell’indotto, per i quali sono già partite le lettere di licenziamento. Due addetti alle pulizie, della Nettuno Multiservizi, potranno essere trasferiti a Tremestieri, non così gli altri due addetti alle biglietterie né gli otto piazzalisti della Comet. Per questo motivo e, più in generale, per il problema trasporti sullo Stretto, l’Orsa ha confermato lo sciopero proclamato per martedì prossimo dalle 9 alle 17. “Nessuna risposta è giunta dalla società sul problema dei salari – scrive il sindacato – mentre le risposte sui turni di lavoro sono state insufficienti. La protesta è rivolta anche contro tutti i responsabili politici del disastro nei trasporti sullo Stretto, nel menefreghismo e nell’approssimazione più generalizzata”.
Se da un lato si può essere soddisfatti perché dal porto di Tremestieri si riusciranno a realizzare 72 corse giornaliere (35 Caronte e Tourist, 25 Bluferries e 12 Meridiano), numeri mai raggiunti negli ultimi anni, dall’altro resta il problema del servizio pubblico al porto storico. I pendolari potranno affidarsi solo a Metromare, mentre nelle ore serali e nei week end saranno costretti ad utilizzare il vettore privato, non avendo alcuna possibilità di scelta. Possibilità che per gli automobilisti mancherà 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 visto che l’unica società a svolgere il servizio di traghettamento sarà Caronte e Tourist dalla rada San Francesco.
L’unica soluzione, a questo punto, potrebbe essere quella proposta dal sindaco Accorinti, cioè di consentire a pedoni e automobili l’accesso alle navi ferroviarie, come avveniva fino al 2012. Non è però così semplice come potrebbe sembrare. Al momento, infatti, Rfi impiega quotidianamente, a rotazione, due delle quattro navi in servizio: Scilla, Villa, Logudoro e Messina. Le due navi effettuano 15 corse giornaliere, 9 una e 6 l’altra, ma possono trasportare esclusivamente i treni, nonostante abbiano capacità di trasporto anche per gli autoveicoli e per 900 (la Messina) e 998 (le altre tre) passeggeri. Una capacità superiore anche alle tre navi di Bluferries, autorizzate a trasportare 300 (l’Enotria) o 500 passeggeri (la Riace e la Fata Morgana).
Il motivo lo spiega Michele Barresi, segretario di Orsa Trasporti: “Bluferries è nata nel 2012 perché l’Unione Europea ha imposto la separazione tra i servizi di interesse generale, come il traghettamento dei treni, e i servizi aperti al mercato di libera concorrenza. Poi l’Antitrust ha imposto che pendolari e gommato non potessero essere imbarcati dalle navi ferroviarie perché Rfi usufruisce di sovvenzioni statali per la continuità territoriale e ne trarrebbe quindi un vantaggio illecito rispetto alla concorrenza. Adesso è possibile tornare indietro? Qualora si riuscisse a farlo, andrebbero sicuramente rimodulati gli orari, visto che mancano le corse necessarie negli orari della prima mattinata. L’accoppiata treno-pendolare non è vincente, perché si è sempre soggetti ai ritardi dei treni. Potrebbe comunque essere una soluzione utile ma bisogna trovare a monte le soluzioni giuridiche adeguate”.
Fattore secondario, ma non troppo, i lavori in corso di consolidamento delle rampe, dopo l’incidente che il 14 aprile 2013 costò la vita alla 31enne salernitana Caterina Del Giudice, tenente della Guardia di Finanza. Quella rampa è ancora sotto sequestro, mentre nelle altre sono state rifatte le ringhiere e creata una nuova copertura per i pedoni. L’accesso sulle navi ferroviarie, però, sarebbe possibile indipendentemente dalle rampe e servirebbe a fornire a pedoni e automobilisti quell’alternativa che da lunedì verrà a mancare.
(Marco Ipsale)