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Oggi ospitiamo l’autorevole opinione di Fabio Mazzeo
Sono necessarie due bilance per pesare i primi 100 giorni di amministrazione Accorinti.
Una occorre per dare un peso al valore sociale che ha avuto la sua vittoria e l'inserimento a Palazzo Zanca di una squadra come quella che è riuscito a comporre.
Una serve per dare un peso agli atti amministrativi esitati e a quelli strategici prospettati, annunciati, immaginati.
Dalla prima bilancia si ricava un senso di libertà, l'idea di potere respirare dopo essere stati chiusi all'interno della stessa stanza per un decennio. Questo e' un valore altissimo, anche per come questo e' accaduto. Una campagna elettorale senza parlare di programmi ma col cuore in mano, il ballottaggio ottenuto per una manciata di voti, avere poi travolto nel secondo turno un candidato azzoppato dalle voci di indagini giudiziarie in corso e che puntualmente dopo le elezioni hanno avuto riscontro e che ha subito la generale insofferenza verso un leader politico divenuto, in anni di crisi economica e di valori, troppo ingombrate. Quanto vale dunque Accorinti e i suoi primi 100 giorni? Moltissimo, rispondo. Perché lui è riuscito ad abbattere un muro che sembrava inviolabile e dunque vale tantissimo quel giorno, quel primo giorno. Perché costruito insieme a moltissime persone che grazie ad Accorinti hanno scoperto l'impegno. Queste energie hanno rinvigorito anche . Questa prima bilancia di consegna un peso enorme di Accorinti e della sua azione.
Dobbiamo poi leggere l'altra bilancia, quella degli atti compiuti. Perché la politica e' simboli anche attraverso atti, l'amministrazione e' solo atti. Non importa il non ho potuto ne' il vorrei, nell'amministrazione vale quello che fai, gli atti, le parole che valgono sono quelle scritte. Per leggere questo peso conviene offrire un parametro. Negli stessi 100 giorni, la giunta Accorinti ha esitato 4 delibere, cioè quattro convinzioni, definiamole così. Di queste tre le ha rese nulle la stessa Giunta ritirandole, una sola e' stata presentata al Consiglio comunale che l'ha bocciata. Quindi attività deliberative zero. Non so con quali strumenti e' andata avanti per gli altri atti, quelli che hanno portata all'esecuzione di alcune decisioni ma parliamo sempre di atti che non hanno il valore politico di un'azione forte, collegiale, che vuole dare un imprinting, una svolta. Il consiglio comunale e' stato conseguente, non esitando una sola carta. Per dare la dimensione di questo zero assoluto, di questo vuoto decisionale, basta guardare alla giunta della vicina Catania, dove Enzo Bianco non ha ereditato una situazione migliore. Qui le delibere di giunta passano da zero a 31, il consiglio comunale ne ha deliberato altre 16. Entrare nel merito e' perfino inutile. Il dato rende evidente che l'attività amministrativa del Comune di Messina e' stata modesta, quasi nulla.
In conclusione, a cosa e' servita finora la grande energia provocata dalla forza emotiva di Accorinti? Finora solo a rendere più accettabile una città che non funziona e la cui vivibilità e' legata al clima e alle bellezze naturali. Sui social network, nuova frontiera del dibattito politico, leggo sempre commenti di mistici evangelizzatori dell'Accorinti pensiero che nobilitano con la loro presa anche erbacce, incertezze sul futuro, spazi pubblici occupati nella più totale illegalità. E' vero che il volontariato ha trovato nuove motivazioni, perché abbattuto quel potere sordo incarnato, a torto o a ragione, da Buzzanca e Genovese, ma per quanto tempo il volontariato di pochi rispetto alla popolazione potrà sopperire alle tante esigenze di 250 mila persone? Questa la domanda che fossi in Accorinti mi porrei, cercando di accelerare una strategia che porti soluzioni radicali ai temi urgenti di vivibilità e soprattutto occupazione. Perché altrimenti non siamo più di fronte a un'amministrazione comunale ma a una terapia di gruppo destinata a fallire.