Ieri una riunione negli uffici, con la Protezione Civile e la Capitaneria, oggi il sopralluogo sul campo, anche con l’impresa e i tecnici del Comune. Procede a buon ritmo il dragaggio del porto di Tremestieri e, finalmente, la riapertura si avvicina. L’approdo è interdetto al traffico navale sin dallo scorso 5 novembre, quando l’ennesima mareggiata aveva provocato l’ennesimo insabbiamento. Ben 42 giorni di tempo, fino al 17 dicembre, per ottenere la necessaria autorizzazione regionale, poi ancora tutto fermo perché la ditta che ha vinto la mini gara bandita dall’Autorità Portuale, “La Dragaggi”, ha dato la propria disponibilità solo a partire dalla fine delle festività natalizie e di inizio anno. Almeno quest’ultima attesa, però, è stata ripagata, visto che l’impresa veneta concluderà i lavori persino in un tempo inferiore rispetto ai dieci giorni previsti da contratto. Addirittura domani secondo le previsioni più ottimistiche, ma più probabilmente lunedì visto anche che bisognerà calcolare la profondità dei fondali. La prima invasatura è già stata liberata ma non ancora riaperta per consentire una più agevole conclusione dei lavori anche sulla seconda.
Se le notizie sul fronte del porto sono buone, non altrettanto sul fronte del ripascimento costiero di Galati. O meglio non al punto che i consiglieri della I circoscrizione, presenti all’incontro di ieri, si aspettavano, tanto da produrre una nota in cui lamentavano che “dall’inizio delle operazioni di svuotamento del porto di Tremestieri, la sabbia è stata scaricata a parecchie decine di metri dalla battigia e solo dal pomeriggio di domenica l’imbarcazione addetta ai lavori ha provveduto a riversare la sabbia a circa dieci metri dalla costa”.
Il motivo lo spiega il segretario generale dell’Autorità Portuale, Francesco Di Sarcina: “Ieri ci siamo confrontati per chiarire la situazione e oggi abbiamo fatto un sopralluogo per vedere lo stato dei fondali con l’obiettivo di ottimizzare al meglio quanto stiamo facendo. L’aspettativa dei consiglieri e dei residenti era quella di vedere la spiaggia allargata. Speravamo di poterli accontentare col cannone sparasabbia, anche all’impresa sarebbe convenuto operare in questo modo perché avrebbe risparmiato tempo, ma purtroppo alla prova tangibile abbiamo constatato che la granulometria è enorme, si tratta di ghiaia più che di sabbia. Non è possibile farlo perché si creerebbero danni ai mezzi e potrebbe anche essere pericoloso visto che sarebbe come sparare dei proiettili”.
L’obiettivo ripascimento, pur se sempre in forma di soluzione tampone, sarà comunque raggiunto. “Non si vedrà la spiaggia più ampia – prosegue Di Sarcina – perché la sabbia rimarrà sotto la quota del mare ma il fondale diminuirà moltissimo e produrrà l’effetto di far rompere l’onda più lontano rispetto alla costa. Sarà sempre un risultato provvisorio, che potrà essere annullato da eventuali prossime mareggiate, ma l’erosione non sarebbe stata contrastata neppure con l’accumulo del materiale sulla costa”. Per farlo sarà necessario mettere in pratica il progetto da 400mila euro, già finanziati, con la posa di pesanti massi a venti metri dalla battigia. E di questo se ne discuterà domani alla Regione.
(Marco Ipsale)