All’ombra del pilone, l’ennesimo corteo contro l’elettrodotto Terna Sorgente-Rizziconi sfila per le vie di Saponara. A organizzarlo stavolta hanno pensato i comitati dei cittadini di Venetico e Saponara, sostenuti dall’appoggio dei ragazzi del Pinelli, del comitato No RAM/CSS, e del M5S di zona. La manifestazione di chi non si rassegna; ma le presenze sono deludenti, la gente indifferente.
L’appuntamento era per le 15:30 a Saponara, paese simbolo di una presa di coscienza, seppure tardiva, contro l’elettrodotto. Il corteo, dopo essere arrivato simbolicamente fin sotto il pilone, si è radunato nella piazza principale, proprio quella che dovrebbe beneficiare, nelle intenzioni del Comune, delle cifre compensative erogate da Terna. Tra i presenti Maurizio Scarpari, il professore veneto autore di una denuncia contro il pilone 24 di Venetico Superiore: “Il problema di Terna è nazionale. Pensiamo all’elettrodotto “Dolo-Camin”, contro il quale si sono schierate le amministrazioni locali e il presidente della regione Zaia; ebbene, quell’elettrodotto è stato bloccato, e ciò dimostra che è possibile opporsi anche a un colosso industriale che vuole deturpare il territorio. Terna ha mentito su Venetico, ma come sapete è stato tutto archiviato. E la rassegnazione fa il gioco dell’azienda. Siamo pochi, ma dobbiamo svegliarci, perché questa è una battaglia di civiltà”.
Ad animare la manifestazione è stata la spinta decisiva dei movimenti sociali presenti. I ragazzi del Pinelli e di No RAM/CSS hanno posto l’accento sulla necessità di un fronte comune contro tutti gli abusi, che siano a pochi metri da casa o che riguardino paesi lontani, problemi “di qualcun altro”, perché “i problemi di uno sono i problemi di tutti, e i prossimi potremmo essere noi”. Presenti anche il comitato “I cittadini” di Villafranca Tirrena, che attraverso l’avvocato La Rosa ha ribadito la natura sanitaria e paesaggistica delle violazioni di Terna, e il Coordinamento ambientale Milazzo-Valle del Mela, rappresentato da Peppe Maimone, che ha portato i saluti di padre Trifirò, senza lesinare parole dure: “Non abbiamo timori a dire che Terna uccide il territorio e attenta alla salute pubblica, in particolare quella dei bambini. I sindaci si limitano a intascare le compensazioni, le istituzioni sono lontane e silenti; quando andammo all’ARS, a parlare col presidente dell’assemblea Ardizzone, ci fu chiusa la porta in faccia nonostante avessimo un appuntamento. L’inquinamento non ha barriere; per questo c’è bisogno di un coordinamento tra le associazioni che consenta una lotta unita, senza divisioni”. Anche il deputato M5S Valentina Zafarana si è detta d’accordo con la necessità di coordinare le varie associazioni ambientaliste per creare un fronte unico di resistenza.
Al termine della manifestazione, gli organizzatori hanno convocato un’assemblea per decidere le prossime mosse dei movimenti. I presenti hanno dovuto riconoscere la scarsa affluenza di pubblico, e da qui la necessità di coinvolgere ulteriormente una popolazione che, nei confronti del problema, dimostra da sempre una certa apatia. Lo stesso Scarpari ha ammesso che “la manifestazione di oggi, seppur doverosa, è una goccia inutile”. Si è allora deciso di provare a coinvolgere il singolo individuo, al di là del posizionamento politico e delle idee personali, per cercare di rendere la partecipazione più trasversale. E non sono mancate le resistenze di chi teme che qualcuno possa strumentalizzare una battaglia che, comunque, è diventata una prerogativa di alcuni soggetti sociali specifici. Per andare oltre questi limiti, l’iniziativa si concentrerà sulla redazione di un manifesto aperto, che dovrebbe essere frutto dei contributi di ogni singolo che vorrà proporre qualcosa, e che sempre singolarmente potrà essere sottoscritto; i movimenti, sociali o politici, potranno comunque garantire il loro appoggio, senza però dare una collocazione politica alla lotta.
L’assemblea ha tentato di sanare le divergenze che da anni spaccano il movimento No Terna, frammentato e privo di una direzione chiara ed efficace. Manca l’accordo sulle responsabilità della politica locale, che alcuni additano come la principale responsabile non solo dell’elettrodotto, ma anche di tutte le altre criticità ambientali, come la RAM e la centrale elettrica Edipower, ma che secondo altri sarebbe del tutto impotente, viste le autorizzazioni ministeriali e regionali di cui godono le aziende. Manca l’accordo sulle iniziative concrete: da anni i comitati di Serro evidenziano che i punti deboli di Terna sono le presunte violazioni amministrative, a cominciare dalla mancata ottemperanza delle prescrizioni VIA/VAS, e che su quelle bisognerebbe insistere, visto che mancano ancora le basi per sostenere l’evidenza dei danni sanitari causati dai campi elettromagnetici; nonostante questo la denuncia dei cittadini di Venetico, poi archiviata dalla magistratura, si concentrava proprio sui danni alla salute che l’elettrodotto poteva causare vista la sua vicinanza a un’area giochi per bambini, e sulle presunte responsabilità della soprintendenza e delle amministrazioni locali. Una scelta che, unita all’impossibilità di rilevare i campi elettromagnetici di un elettrodotto non ancora attivo, avrebbe portato sia all’apparente cortocircuito per cui il controllato avrebbe fornito i dati al controllore, sia all’inevitabile archiviazione
Al termine della giornata, il bicchiere è mezzo vuoto. Il M5S si sbraccia nel tentativo di far rispettare una mozione, votata all’unanimità dall’ARS, che obbligherebbe Terna a interrare i cavi, e nel frattempo i deputati nazionali provano a sollevare un dibattito in Parlamento, ma le resistenze sono tante e forti; comitati e associazioni sono attivi ma non riescono a sensibilizzare adeguatamente larga parte della popolazione, e spesso finiscono per isolarsi con iniziative vistose ma inefficaci; e le ultime speranze arrivano dai diversi ricorsi, in particolare quelli dei cittadini di Serro, che sono in attesa dei pronunciamenti del TAR del Consiglio di Stato. Proprio grazie a una sentenza del Consiglio di Stato l’elettrodotto veneto Dolo-Camin, le cui vicende ricalcano quelle nostrane, è stato bloccato; e solo i tribunali amministrativi potranno fermare i lavori che, ormai, sono in dirittura d’arrivo.
Giovanni Passalacqua