Fino all’ultimo istante il rischio è stato quello che gli avrebbero impedito di tenere fede “in toto” alla sua protesta, ma l’obiettivo è invece stato raggiunto. Quella conclusa, infatti, è stata la prima delle due notti che il pacifista Renato Accorinti ha deciso di trascorrere nell’ingresso del pala Cultura per la pacifica occupazione messa in atto dal movimento “Non violento” di cui è una delle colonne portanti. Questa volta la battaglia del barbuto no pontista è mirata a dire basta a quello che egli stesso ha definito “crimine culturale”: tenere per anni in stato di abbandono centinaia di preziosi documenti che raccontano la gloriosa storia della nostra città, in scantinati bui e umidi. Il trasferimento al pala Cultura di una parte dell’archivio comunale è cominciato, ma ancora tanti sono i beni che a causa delle lentezze e delle mancanze degli organi preposti rischiano di andare perduti.
Accorinti che dalle 18 di ieri pomeriggio e fino alle 12 di domani (termine della protesta) osserverà un rigoroso digiuno, ha trascorso la nottata su un giaciglio ricavato nel corridoio d’ingresso dell’imponente struttura del viale Boccetta, “ai piedi” delle fotografie appese ai pannelli di legno che immortalano le vergognose condizioni dell’archivio comunale. Tanti i cittadini, anche non interessati alla “causa”, che spinti però dalla curiosità nelle ore notturne si sono avvicinati alle grandi porte di vetro del palazzo per “sbirciare” il sonno di Accorinti, accoccolato in un lenzuolo bianco con vicino una bottiglia d’acqua. Una curiosità in pieno stile “Grande Fratello” che, a prescindere da qualsiasi idea o connotazione politica, è stata probabilmente stimolata dal comportamento di un uomo che, con manifestazioni pacificamente estreme, tiene sempre alto l’onore delle proprie battaglie. E quella del pala Cultura non è che l’ultima di una lunga serie. Non è detto che qualcosa cambi, nessuno assicura che, così come richiesto da Accorinti, il palazzo venga effettivamente utilizzato solo ed esclusivamente come spazio culturale, ma per chi crede fino in fondo nella propria “battaglia”, cercare di cambiare le cose è un dovere prima ancora che un sacrosanto diritto. (ELENA DE PASQUALE)
(foto sturiale)