È il 2018 quando su tutti i notiziari esplode la storia di un gruppo di delinquenti che, nella periferia palermitana, adescano disperati disposti a farsi “spaccare le ossa”: il gruppo di truffatori rompe braccia e gambe ai malcapitati, per simulare finti incidenti stradali e guadagnare sul risarcimento delle assicurazioni.
Il palermitano Vincenzo Pirrotta, nel duplice ruolo di regista e attore, porta la storia sul grande schermo con “Spaccaossa”. L’opera cinematografica, rivelazione della rassegna veneziana “Le giornate degli autori”, arriva alla Multisala Apollo, dove resterà in programmazione tutta la settimana.
Ninni Bruschetta (nella foto con Loredana Polizzi, della multisala) torna a casa per presentare la storia per immagini, di cui è uno dei i protagonisti, nella sua città. Così la descrive: “Una moderna tragedia greca, dura, senza lieto fine. Dà forma ad un film grande, non solo per la sua bellezza estetica (sono impeccabili la regia di Pirrotta e la fotografia di Daniele Ciprì), ma soprattutto perchè voce autentica di una storia politica della Sicilia”.
Spaccaossa è un’impresa tutta siciliana, uno sguardo duro sulle ombre della Sicilia, una storia che frantuma anche l’anima. E a raccontarla, in siciliano, sono i suoi siciliani (il parlato è interamente in dialetto, con i sottotitoli in italiano).
La sceneggiatura di Pirrotta con Ignazio Rosato e il duo Salvo Ficarra e Valentino Picone (che sono anche i produttori) colpisce con violenza lo spettatore, è un pugno nello stomaco. Un cast di eccellenze tutte siciliane le offre carnalità, autenticità ed emozione: insieme a Vincenzo Pirrotta e a Ninni Bruschetta, Selene Caramazza, Giovanni Calcagno, Filippo Luna, Aurora “Rori” Quattrocchi, Simona Malato, Maziar Firouzi, Rossella Leone e Luigi Lo Cascio.
Le musiche di Alessio Bondì, Fabio Rizzo e Aki Spadaro sono tutte originali, cantano una terra senza futuro e ne ampliano l’inquadratura. La fotografia di Daniele Ciprì, capace di squarciare lo schermo, tratteggia i contorni di una città perduta tra le sue contraddizioni.
Al suo primo film da regista, l’attore teatrale e cinematografico Vincenzo Pirrotta ha voluto mostrare una storia brutale, dolorosa, ma dall’asfissiante verità. Con il suo stile pasoliniano, Spaccaossa riflette sul marcio della società. La storia diviene monito e pretesto per indagare sull’oscurità nella quale brancolano le nostre anime, lacerate da una cultura del profitto, che consuma dietro di sè una scia di interminabile distruzione.
Per raccontare la disperazione e la miseria, la meschinità e l’omertà, Pirrotta porta dietro la cinepresa la sua grande esperienza di palco: cinema e teatro si incontrano. Insieme, offrono alla storia un’intensità irripetibile, fatta di sguardi privi di luce, autentici, asciutti, su un tormento il cui peso non ha bisogno di alcun artificio retorico. Pirrotta descrive un ciclo dei vinti verghiano, porta in scena degli sconfitti, e le loro strazianti sconfitte. Vinti sono tanto coloro che le ossa se le fanno spaccare quanto coloro che le spaccano.
Tra questi ultimi vi è Vincenzo (interpretato dallo stesso Pirrotta), colui che rintraccia chi è disposto, anzi si offre, a sottoporsi a tale atrocità; Francesco (Ninni Bruschetta), che crea gli incidenti; il Fasulina (di Maziar Firouzi), l’esecutore materiale delle mutilazioni e Michele (Giovanni Calcagno), il burocrate, mente di ogni decisione presa.
Chi si lascia cadere nella trappola, invece, lo fa perché combatte con i debiti di gioco come Machinetta (Luigi Lo Cascio); perché come Mimmo (Filippo Luna) desidera donare a sua figlia una vita migliore, o semplicemente regalarle la festa di comunione che merita, come fa Mario (Luigi Maria Rausa).
Anche i carnefici sono mostrati nella loro complessità di uomini, non sono personaggi monocolore: vediamo Francesco prima distruggere ossa e dopo fare l’apicoltore nel suo giardino; Vincenzo diviso tra la sua attività di Spaccaossa, la cura morbosa per la madre con cui ancora vive e l’innamoramento per Luisa.
La narrazione, infatti, è piena di personaggi femminili; donne lasciate ai margini, dietro le spalle di una società tutta al maschile. Ma i loro sguardi profondi si fanno i veri protagonisti, parlano, aprono le porte d’accesso alle loro fragilità e forze; i loro silenzi urlano con quella potenza che è solo del non detto.
C’è la pietà negli occhi e nei silenzi di Maria (Simona Malato), moglie di Francesco, costretta a vegliare su quelle anime disperate. Il dolore sconvolto in quelli di Patrizia (Rossella Leone), moglie di Mimmo e vittima della sua scelta. E la commuovente forza in quelli di Luisa (Selene Caramazza), giovane tossicodipendente con la voglia di costruirsi un destino diverso, figlia abbandonata, sorella rifiutata, paziente irrisa, poi, donna innamorata e ferita.
Ma non solo personaggi positivi: l’anziana madre di Vincenzo (Aurora Quattrocchi) è la vera cattiva della storia, la cui astuzia, che manifesta in mezzo al suo incessante pregare, è malvagia e priva di moralità.
È un film difficile, lacerante, ma necessario. L’unica emozione è il dolore, tanto quando viene fatto esplodere tanto quando viene solo lasciato immaginare dietro una porta chiusa o lo stanza vuota con il ghiaccio a terra; dettagli risparmiati alla visione ma per questo, a volte, ancora più potenti.
Non vi è nessun lieto fine, nessun pietismo e nessuna speranza, solo una schiacciante verità che spacca le ossa anche a chi assiste.
“Spaccaossa”, distribuito da Luce Cinecittà, è stato prodotto da Attilio De Razza e Nicola Picone per Tramp Limited, con Rai Cinema. Con il contributo di: Regione Siciliana-Assessorato Turismo Sport e Spettacolo, Sicilia Film Commission, MiC- Direzione generale cinema e audiovisivo, Agenzia per la Coesione Territoriale, Sensi Contemporanei.