Si torna a parlare del posizionamento degli Autovelox in città, a farlo è l’associazione “Consumatori Associati”.
Il presidente della stessa, Ernesto Fiorillo, ribadisce come i dispositivi elettronici debbano essere segnalati in modo adeguato 400 metri prima della loro installazione e non con un’apposita presegnaletica entro i 4 Km come affermato nei giorni scorsi in alcuni comunicati stampa che riporterebbero fonti ministeriali.
Nella circolare del 3 agosto 2007 (diramata dal Ministero dell’Interno per l’attuazione del D.L. del 3 agosto 2007 n. 117, nell’articolo 3, al comma 1, lettera b) viene imposto che ‘le postazioni di controllo per il rilevamento della velocità devono essere preventivamente segnalate e ben visibili, attraverso l’impiego di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi’.
Per essere a norma di legge quindi le postazioni mobili di controllo dovranno essere segnalate ricorrendo ai dispositivi luminosi presenti sui veicoli di servizio che dovranno essere posizionati ad almeno 400 m dal punto in cui è collocato l’apparecchio di rilevamento della velocità e che, anche con un messaggio variabile, dovranno recare le seguenti iscrizioni: «controllo di velocità» o «rilevamento di velocità». Le segnalazioni dovranno essere comunque collocate in condizioni di sicurezza in modo da consentirne la tempestiva avvistabilità da parte degli utenti in transito e la tutela degli operatori di polizia.
Ma c’è di più: in base a questa circolare, la Cassazione ha affermato che nascondere le apparecchiature di rilevamento della velocità, integra la fattispecie del reato di truffa contro gli automobilisti.
L’ultimo affondo dei Consumatori Associati non può che essere dunque contro il Comune: “come già affermato in precedenza il Comune proseguendo con questo atteggiamento vessatorio, non riuscirà a diffondere la cultura della legalità e non avrà alcun beneficio economico”.
I ricorsi sono già centinaia e, se dovessero essere vincenti, le spese graveranno molto sul già disastrato bilancio di Palazzo Zanca.
Siamo disponibili – conclude l’associazione – ad avere un confronto pubblico su questo tema con chi dice il contrario, in modo che tutti i cittadini possano valutare da che parte è la verità dell’interpretazione del decreto ministeriale”.