La spending review si abbatte sulle Camere di Commercio siciliane che a breve subiranno un drastico accorpamento. Questo il piano attuato dalla Giunta di Unioncamere Sicilia che, in totale accordo, ha varato l’atto di indirizzo che avvia la procedura di accorpamento dei nove enti camerali e li riduce a tre. Naturalmente questo è solo il primo passo verso la necessaria riorganizzazione delle sedi provinciali, adesso toccherà ad Unioncamere nazionale esaminare l’atto che verrà trasmesso a Roma nei prossimi giorni.
Prima della fine dell’anno le attuali Camere di Commercio, in raccordo con la Regione Siciliana, dovranno ridisegnare il proprio assetto in base alle specificità economiche e geografiche dei comprensori di appartenenza con accorpamenti che comprendano un bacino di utenza superiore alle ottantamila unità di imprese, così come prospettato chiaramente da Unioncamere Sicilia.
Ad un’esigenza improcrastinabile di una migliore razionalizzazione dei servizi proposti al sistema produttivo regionale si associa la necessità di riordinare il sistema pensionistico dei dipendenti delle attuali Camere di Commercio che, in base all’assetto voluto dalla Regione Siciliana e difformemente dal regime in vigore nel resto d’Italia, grava esclusivamente a carico dei bilanci camerali per un totale di 24 milioni annui.
Una singolarità tutta isolana che non preannuncia nulla di buono in vista, soprattutto, della prossima riduzione del 50% dei diritti annuali che, dal 2015, metteranno a rischio l’esistenza economica e finanziaria delle Camere di Commercio qualora dal Governo siciliano non si riesca a trovare una risposta immediata al problema con la creazione di un fondo pensione ad hoc realizzato con il contributo della stessa Regione.