A Palazzo Zanca torna a suonare la sirena dell’emergenza finanziaria. Sin dal giorno della sua proclamazione, il sindaco Renato Accorinti ha dichiarato di essere preoccupato più del default spirituale che di quello economico, tuttavia è con i conti in rosso del Comune di Messina che la sua amministrazione deve misurarsi quotidianamente per dare risposte alla città, che non siano solo parole o proclami.
Durante la gestione commissariale dell’ex procuratore capo Luigi Croce, non c’era giorno in cui non si parlasse del rischio dissesto del Comune e la situazione finanziaria dell’ente era costantemente al centro delle cronache cittadine; negli ultimi mesi, invece, probabilmente perché distratti anche da altri temi (vara, tir,la festa del 4 novembre e conseguenti polemiche), la questione finanziaria sembra essere passata in secondo piano. Eppure , lo stato delle casse comunali è allarmante esattamente come lo era sei mesi fa, se non di più, ed il dissesto è molto più vicino di quel che si pensi o che si dica.
Solo qualche giorno fa, il vice-sindaco nonché assessore al bilancio Guido Signorino mostrava ottimismo per il percorso intrapreso da questa amministrazione (vedi correlato) , non sottovalutando, tuttavia , la difficoltà di trovare una misura alternativa al precedente accordo con l’Amam, che avrebbe dovuto portare in cassa 150 milioni di euro in 10 anni e coprire gran parte del prestito che Palazzo Zanca intende chiedere al Governo nazionale attraverso il piano pluriennale di riequilibrio, unico strumento che può consentire l’adesione al cosiddetto “salva-comuni” . Una nuova convezione con l’Italgas che preveda un canone nei confronti del Comune è una ipotesi ma non ancora una soluzione certa, il che rende l’accesso al Fondo di rotazione nazionale tutt’altro che scontato e, dunque , il dissesto tutt’altro che scongiurato.
In quella stessa intervista proposta qualche giorno fa, il vice di Accorinti poneva tra i suoi obiettivi amministrativi la presentazione del bilancio di previsione 2014 entro il 30 aprile dello stesso anno, cioè entro il termine fissato dalla legge prima delle varie proroghe che vengono regolarmente concesse perché quasi nessun comune riesce a rispettare quella data.
Un obiettivo davvero ambizioso per un Comune come quello di Messina che non ha ancora approvato il Consuntivo 2012 e che deve persino “partorire” (con l’approvazione formale in giunta) il bilancio di previsione 2013, il quale – come quello del 2012 – sarà “affetto” da una grave anomalia: più che prevedere le spese si limiterà a ratificarle.
Ma, a proposito del consuntivo 2012, il Collegio dei revisori dei conti di Palazzo Zanca- composto dal presidente Dario Zaccone e dagli altri due componenti Giuseppe Zingales e Federico Basile –ha depositato la relazione ed emesso parere contabile, che ricordiamo essere obbligatorio ma non vincolante ai fini della votazione in Aula . Il documento è stato trasmesso al Protocollo, ma non è stato ancora inviato all’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale. Ermetico sul contenuto del documento il presidente dei revisori Zaccone, il quale ha solo anticipato che il parere finale è positivo, nonostante una serie di criticità , ma è stata anche evidenziata l’impossibilità ad esprimersi sul conto del patrimonio .Peraltro, già nella relazione relativa al bilancio consuntivo 2011, l’Organo di revisione aveva “bacchettato” l’ente perché sprovvisto di idonee procedure contabili per la compilazione ed il regolare aggiornamento dell’Inventario.
Sebbene i revisori abbiano preferito tenere la bocca cucita sul contenuto del loro documento, non è difficile immaginare quali siano le criticità segnalate, che in un certo senso fanno ormai parte del “dna” dei bilanci comunali: il mancato allineamento tra le contabilità di Palazzo Zanca e quelle delle sue società partecipate; il continuo ricorso ad anticipazione di tesoreria; e la grossa mole dei debiti fuori bilancio. A queste si aggiungerà certamente anche il mancato rispetto del patto di stabilità nel 2012, che segue quello del 2011.
Criticità o forse sarebbe il caso di dire problemi endemici che fanno ragionevolmente pensare che il dissesto finanziario è ancora una nube scura ed inquietante che offusca il cielo sopra Palazzo Zanca. (Danila La Torre)