Passata la sbornia dei festeggiamenti per la sofferta iscrizione, c’è una priorità assoluta che il traghettatore Manfredi deve fronteggiare per assicurare stabilità e futuro a questo martoriato club: l’immediata stipula del contratto per la cessione dell’85 % delle quote. Il preliminare firmato all’alba di venerdi 22 luglio a Reggio Calabria, che pure è servito a sbloccare l’empasse, adesso non basta più. La lunga serie di volta faccia, dietro front, ripicche a cui ci ha abituato la proprietà reggina impone l’istantanea formalizzazione presso un notaio del contratto definitivo. Martorano, quanto a promesse mancate – i fatti degli ultimi mesi, purtroppo, lo inchiodano senza appello – si è rivelato degno successore del duo Chirichella-Di Mascio. Rinviare, anche di pochi giorni, il trasferimento della maggioranza delle partecipazioni sarebbe da improvvidi. Completare, e subito, il processo di “messinesizzazione” del club è un imperativo perentorio. Premessa indispensabile per dare ulteriore linfa al risveglio giallorosso e catalizzare energie fresche. Già le energie fresche, le forze nuove che devono rigenerare questa società fantasma. L’interesse di alcuni gruppi imprenditoriali è cresciuto in questi giorni. “Sognando” Bonina, che almeno per questa stagione, da semplice sponsor, osserverà l’evoluzione del complesso piano di risanamento del club, Manfredi è riuscito a attirare a se operatori economici ed imprenditori di medio cabotaggio, interessati a rendersi parte attiva del processo di rinascita del Messina.
Il problema è adesso coagularne intenti e progettualità per farne una realtà monolitica ed immune da frizioni e gelosie. Chi ha avuto il coraggio di lanciarsi in questa complicata avventura, deve avere la forza di non farsi trascinare dalla comprensibile quanto perniciosa aspirazione a voler scegliere uomini e riempire caselle. Tentennamenti e ritardi nei primi e fondamentali adempimenti economici e tecnici il Messina non può proprio permetterseli. Nel calcio il decisionismo rappresenta non una variabile, ma una stretta necessità. Bando agli indugi, ai veti ed ai controveti. Niente personalismi o condizioni. Soltanto immediate ed importanti iniezioni di liquidità nelle disastrate casse sociali e tanto amore per la maglia. Punto. Altrimenti si rischia di vanificare agli albori il progetto di rinascita, si rischia di spegnere quella tempesta di emozioni che ha travolto improvvisamente migliaia di appassionati che il Messina, negli ultimi 3 anni, aveva perso per strada, e che, ora, abbiamo la possibilità di rifar salire a bordo. Ci pensano, aspettano, osservano. Pretendono serietà. Esattamente come i trecento invincibili che, nonostante tutto, la domenica al San Filippo non hanno mai dato forfait, battagliando, come e più di prima, per quei colori, il giallo ed il rosso. Disilluderli ancora una volta sarebbe delittuoso.
Devono tenerlo a mente i promittenti finanziatori, e la prevedibile schiera di aspiranti ds che da giorni ronzano intorno al “povero” Manfredi, il quale deve operare questa delicata scelta tenendo conto del portafoglio, certo, delle qualità tecniche, naturalmente, ma anche della capacità attrattiva del progetto tecnico sul quale puntare, che, normalmente, non deve condizionare le scelte del buon presidente, ma che, in questo particolare contesto, in una città calcisticamente violentata, assume valenza strategica. Da questo punto di vista il pacchetto La Rosa- Salerno affascina per l’indiscussa competenza dei due e la trascinante capacità evocativa del recente passato. Semprechè il loro progetto non cozzi, finanziariamente, con le esigenze di un club, che deve, prima di tutto, annientare il pesante monte debiti. Nuove potrebbero giungere nelle prossime ore.
Pietro Di Paola