Le chiacchiere sono chiacchiere, i fatti sono fatti. E i fatti dicono che Lello Manfredi, insieme ad un manipolo sparuto di altri messinesi, ha fatto partire la scorsa estate l’operazione di salvataggio del Messina, dell’Acr Messina. Sarebbe bastato poco, forse solo qualche giorno, per decretare una nuova fine. Ed invece quel momento di disperazione ha dato vita ad un mezzo miracolo, gente che si affolla a raccogliere fondi, a dare il proprio contributo per salvare la squadra di calcio della città. Mai visto niente di simile dalle nostra parti. Lello è stato l’artefice, per chi conosce la storia e l’ha vissuta da vicino, questi sono i fatti. Il resto, come detto, sono chiacchiere e voci che la nostra grande piccola città produce alla velocità della luce. Spesso non confermate, il più delle volte infondate.
E’ giusto ricordare chi ha dato vita alla riscossa, oggi che ci troviamo ad un passo da un traguardo storico, il ritorno tra i professionisti dopo anni drammatici, infernali. «Provo una grande gioia a vedere il Messina ad un passo dalla vittoria del campionato – ci dice Lello -. D’altronde è quello che speravamo l’anno scorso quando abbiamo fatto l’impossibile per tenere in vita questo club». Manfredi ricorda alcuni momenti particolari: «Ricordo gli ultimi giorni prima di provvedere all’iscrizione, tanti tifosi che passavano dal mio studio con la voglia di dare un mano». Oggi che è lontano dal club, pur rimanendone sempre un tifoso, nei suoi confronti non si è smarrito il senso di riconoscenza. «La più grande soddisfazione è l’affetto della gente. Mi arrivano ancora lettere di ringraziamento da fuori città, anche dall’estero. Tanti messaggi sul cellulare e nei social network. Mi fa molto piacere perché vuol dire che la persone hanno capito quello che è stato fatto. Ed il merito, fondamentale sottolinearlo, è di tutti coloro che ci hanno creduto: Giovanni Di Bartolo e tutti gli altri soci, senza escludere nessuno. Di Turi Fazzio e Ciccio La Rosa, di tutti i dirigenti e dipendenti, degli addetti ai lavori. Credo che un pizzico della promozione di quest’anno sia anche merito loro».
Ma domenica sarà allo stadio? «No, come ho fatto nel corso di questo campionato ascolterò la partita alla radio», rivela. I motivi? «Non mi va di fare polemiche. Probabilmente ci sono state delle incomprensioni, ma questo è un momento di festa, meglio lasciare perdere. Dico solo che durante la scorsa stagione ho respinto tanti tentativi di destabilizzazione e offerte che non avrebbero permesso alla società di crescere. Attendevo di trovare qualcuno competente per lasciare il Messina in buone mani. E credo che con i Lo Monaco sia in buone mani». Non è solo una questione di carica sociale, in molti lo ritengono il comandante che ha salvato la nave giallorossa alla deriva. «Credo di essere stato il “custode dei sogni” dei messinesi innamorati dalla propria squadra. Quando abbiamo ridefinito il logo dell’Acr, sulla base dello storico stemma, non è stata casuale la scelta della “consegna” ufficiale ai tifosi. Voleva essere un segnale: questa è la nostra storia, non smarriamola più e vigiliamo affinché nessuno la calpesti». (E.R.)