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Stabilizzazioni in sanità, la circolare della Regione che fa figli e figliastri

PALERMO – Stabilizzare quei precari sarebbe incostituzionale. Ma visto che molte aziende lo hanno già fatto, è incostituzionale….ma da domani. Morale: regolatevi voi. Suona più o meno così, estremamente semplificata, la circolare regionale n. 63583 che chiarisce alle aziende sanitarie come regolarsi in tema di stabilizzazione appunto. Le delucidazioni sono arrivate alle aziende con data del 12 dicembre scorso a firma del dirigente Roberto Virzi, del direttore generale Salvatore Iacolino e dell’assessore Giovanna Volo. Delucidazioni che per i precari veri costituiscono un amarissimo dono di Natale. Ecco perché.

La circolare

La circolare allega un parere della Funzione Pubblica di marzo 2023 secondo cui l’accesso al pubblico impiego è, per norma costituzionale, demandato al concorso pubblico. Per cui ogni eventuale processo alternativo deve essere statuito per legge, e la legge non prevede la facoltà di stabilizzare i precari nel ruolo. La stessa circolare dà atto che non sempre c’è stato un comportamento univoco in Sicilia, varie aziende hanno infatti stabilizzato in diversa posizione anche chi fosse già titolare di rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Incostituzionale sì, ma da domani

Quelle stabilizzazioni sono state formalizzate in violazione costituzionale, quindi? La circolare conclude affermando che limitatamente alle procedure in corso le aziende sanitarie avrebbero dovuto seguire l’indicazione della Funzione Pubblica. Questo perché ancora ci sono professionisti da stabilizzare e fino a pochi giorni fa sono state pubblicate delibere con dipendenti stabilizzati nel ruolo. Attenzione: “avrebbero dovuto”. Stabilizzazioni da rifare, dunque? No. Per il passato tutto resta com’è.

Figli e figliastri

Quindi se hai ricevuto in dono una stabilizzazione incostituzionale resti al tuo posto, gli altri, quelli nelle procedure in corso, purtroppo Natale non lo faranno, non avranno il dono. Restano al loro posto anche quelli che hanno aggirato la norma costituzionale e magari, già dipendenti, si sono dimessi per risultare precari. O quegli altri che nei ritardi amministrativi sono andati in altre aziende per acquisire una posizione superiore: è un caso che riguarda diversi dirigenti e che magari domani torneranno a Messina con una stabilizzazione incostituzionale per sostituire i dipendenti fedeli alla propria azienda che confidavano di poter essere stabilizzati a casa propria.

Una disparità di trattamento che suonerà amara appunto chi è rimasto fuori, che avrebbe dovuto ispirare forse direttive più stringenti per riportare tutto a una situazione di eguaglianza costituzionale, oltre che ad evitare il rischio Corte dei Conti, a questo punto non escluso.