Il pubblico del Palacultura ha accolto con grande commozione lo spettacolo dal titolo “La manna”, andato in scena in prima assoluta venerdì 26 Febbraio nell’ambito della 59° stagione concertistica dell’Associazione Musicale Vincenzo Bellini. Si tratta di un’opera balletto dedicata alla figura di Giovanni Falcone e a tutte le vittime della mafia, liberamente ispirata al romanzo di Francesco Lauricella “La leggenda di Cuore Vivo”.
L’opera è nata sulla scia di un progetto realizzato dagli alunni dell’istituto “G. Falcone” di Barrafranca (Enna) sotto la guida del Prof. Vincenzo Diaferio. Mossi dall’amore per la musica e dal desiderio di approcciarsi ad una fetta importante della memoria collettiva della nostra terra, i ragazzi hanno sviluppato il tema nel contesto di un’orchestra didattica, dando vita ai germogli di quello che sarebbe divenuto, in seguito, un progetto su più larga scala. Grazie infatti alla collaborazione tra lo stesso Diaferio (artefice di idea e libretto), il compositore Carmelo Mafali ed il coreografo Sebastiano Meli, lo spettacolo ha raggiunto la sua forma attuale, nella quale le diverse forme d’arte del teatro, della musica e della danza si combinano a formare un unicum assolutamente armonico.
La vicenda di Capaci ci viene presentata in modo del tutto nuovo rispetto a qualsiasi precedente. La narrazione si veste dei topoi del racconto mitologico-allegorico e la figura del magistrato assume una dimensione eroica, ma al tempo stesso fortemente umana. La lettura recitata, ottimamente realizzata dall’attore messinese Antonio Lo Presti, si alterna e si accompagna a brani musicali eseguiti dal vivo dall’orchestra Sinfonietta (diretta dal maestro Ezio Spinoccia), mentre le coreografie del corpo di ballo Studio Danza danno forma e concretezza visiva all’esposizione verbale.
L’esordio della narrazione è quello dei momenti immediatamente successivi alla morte di Falcone. Il protagonista si risveglia in un luogo sconosciuto, simile ad un eden mediterraneo, una radura verdeggiante a picco sul mare. Qui, in una dimensione onirica fuori dal tempo, comincia un lungo soggiorno in cui tutto ciò che avviene (l’addestramento delle ninfe Meliadi, l’incontro con le Anime di transito ed il compito di prendersene cura, la lotta con la terribile Ma…fi…ah, la regina del male), sono lo specchio capovolto dell’esperienza terrena di Giovanni, un rivivere quanto già vissuto allo scopo di afferrare il senso ultimo dell’esistenza.
“Che senso ha avuto tutto, la mia vita, i miei sforzi, se doveva finire così… se dovevo poi lasciare tutto a metà e sparire nell’abisso del nulla?” si chiede il protagonista ripensando alla propria vita. “Che senso ha avuto, qui, dedicare tanto impegno alla cura di queste anime, se in un attimo il male può tornare e distruggere con cieca ferocia tutto ciò che costruiamo?”. Ma la risposta arriva sulle note del canto della Speranza (con l’incantevole voce di Denise Truscello), che invita Giovanni a credere che quanto compiuto in nome del bene non andrà mai perduto.
L’esperienza catartica del bosco di frassini diventa una metafora della vita umana, con i suoi slanci e le sue fragilità, l’umanità e l’eroismo che quotidianamente convivono in ognuno di noi, e si fa promotrice di un messaggio forte e diretto, che ci invita a credere ancora nel bene, anche quando il male sembra troppo grande per le nostre forze, perché solo vivendo in prima persona secondo verità e giustizia è possibile lanciare un seme concreto di cambiamento.
Ottimo il lavoro di orchestrazione compiuto tra i vari elementi, musicali, recitativi e scenici. Splendida l’interpretazione di Sebastiano Meli (ballerino solista nei panni di Giovanni, oltre che autore delle coreografie), Alice Rella e del resto del corpo di ballo. Di grandissimo effetto anche l’esecuzione dell’orchestra, con un repertorio che dai brani più classici passava ad altri più tradizionali di colore locale, fino a raggiungere punte vicine al rock contemporaneo.
Laura Giacobbe