MESSINA – In attesa dei primi faccia a faccia, fissati per venerdì prossimo, tra il giudice e i quattro indagati sospesi nell’inchiesta della Polizia su presunti episodi di corruzione, turbativa d’asta e inquinamento, emergono i primi particolari dell’inchiesta della Procura di Messina sfociata nelle misure interdittive di venerdì scorso. Particolari particolarmente allarmanti, secondo la giudice Tiziana Leanza che ha autorizzato i provvedimenti, proprio sotto il profilo dell’inquinamento. L’impianto gestito dal Consorzio rete fognante di Taormina non funzionava, scrivono gli inquirenti nel provvedimento cautelare, la dirigenza ne era perfettamente consapevole.
A farlo capire sono, secondo l’Accusa, le conversazioni intercettate tra il 2021 e il 2022 durante gli accertamenti della Polizia e della Guardia di Finanza. “Siamo al limite, stamu fitennu…scusi l’espressione ma è la realtà”. A dirlo è, a fine febbraio 2021, uno degli addetti al depuratore al dirigente Alberto Ayma. L’impianto venne sequestrato proprio quell’anno per inquinamento. Ma, è questa una delle accuse contestate agli indagati, prima ancora che evitare l’inquinamento causato al fiume Alcantara dagli sversamenti dell’impianto, la preoccupazione della dirigenza del Consorzio era sollevarsi dalle responsabilità, farebbero pensare le conversazioni intercettate.
C’è di più. Agli atti dell’inchiesta del procuratore capo Antonio D’Amato c’è anche la denuncia di un addetto dell’ente sul sistema di affidamento dei lavori “per somma urgenza”. Una denuncia, risalente nel tempo e confluita nel fascicolo, che adombra un vero e proprio sistema di favori dietro gli affidamenti. Così, gli inquirenti stanno passando ai raggi x tutti gli incarichi alle ditte esterne. E alcuni presunti favori sarebbero già emersi. Sotto la lente anche la “tangente” che un dipendente avrebbe dovuto pagare all’altro dirigente sospeso, Caudullo, per poter “incassare” lo stipendio. “Lo faccio diventare io operativo a lui … lo stresso … e lo faccio impazzire che si dimette. Quando viene gli dico: segretario lei deve fare come gli altri i caxxi suoi”, questa l’altra intercettazione giudicata particolarmente significativa dagli investigatori, che rende conto del clima teso tra Caudullo e il segretario comunale di Taormina, in servizio anche al Consorzio.