Uscito nelle sale americane l’8 agosto del 1986, Stand by Me – Ricordo di un’estate, diretto da Rob Reiner e tratto da un racconto di Stephen King, è ambientato nella parte finale dell’estate del ’59, come ci rivela subito la voce narrante: Non avevo ancora 13 anni la prima volta che vidi un essere umano morto. Fu nell’estate del 1959, molto tempo fa. Ma solo misurando il tempo in termini di anni.
Siamo in Oregon, nell’immaginaria cittadina di Castle Rock, utilizzata da Stephen King per molte sue opere, tra cui La zona morta e Cujo. Quattro amici di undici anni trascorrono pigramente le ultime giornate estive. Il narratore, Gordon Lachance (interpretato da Will Wheaton), che ha un talento per raccontare storie, un futuro da scrittore e soffre per l’indifferenza rivoltagli dai genitori, ancora sotto shock per la morte del primogenito, presenta allo spettatore altri due protagonisti. Teddy Duchamp (Corey Feldman) era il ragazzo più matto della nostra banda. Non ebbe mai una chance nella vita, suo padre soffriva di violenti attacchi d’ira. Una volta premette l’orecchio di Teddy su una stufa e quasi glielo carbonizzò. Chris Chambers (River Phoenix) era il nostro capo e il mio migliore amico. La sua famiglia aveva una pessima reputazione, e in paese erano tutti convinti che Chris avrebbe fatto una brutta fine, Chris compreso. Il quarto, Vern Tessio (Jerry O’Connell), entra in scena portando un’elettrizzante notizia: origliando in modo casuale una conversazione, ha saputo dove si trova il cadavere di un ragazzino scomparso nel bosco che tutti cercano da giorni. I due che lo hanno trovato, avendo problemi con la legge, non denunceranno la scoperta.
I protagonisti decidono di partire alla ricerca del corpo, per diventare gli eroi della comunità. Copriranno una distanza considerevole, per dei ragazzini di undici anni, e piena di insidie: il dover attraversare un ponte usato dal treno, gli animali del bosco, un gruppo di bulli. L’affrontare tali pericoli porta i ragazzi ad andare avanti non solo fisicamente, ma anche mentalmente, riflettendo ognuno sui propri problemi e le proprie debolezze. Si sa che le storie di viaggio sono storie di crescita, e a dimostrare la crescita dei personaggi ecco la decisione, alla conclusione dell’avventura, di comportarsi in modo diverso rispetto a quanto pianificato prima di partire.
Come già scritto, Stand by Me – Ricordo di un’estate è tratto da un racconto di Stephen King intitolato Il corpo (The body), contenuto nella raccolta Stagioni diverse, pubblicata nel 1982, insieme a Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, Un ragazzo sveglio, e Il metodo di respirazione. Anche i primi due sono stati portati sul grande schermo, diventando rispettivamente Le ali della libertà(1994)e L’allievo (1998).
Mentre il regista Rob Renier rese il personaggio di Gordon protagonista della vicenda, Stephen King vedeva in Chris il vero eroe della storia. Per lo scrittore, comunque, tali differenze di vedute erano comprensibili nel campo della narrativa, e reputò Stand by Me – Ricordo di un’estate un buon film.
(da evitare se non si conosce il finale) Nell’epilogo del film Gordon racconta che Chris, dopo essere riuscito a diventare avvocato, è morto a causa di una coltellata ricevuta mentre tentava di sedare una rissa, mentre Teddy e Vern sono ancora a Castle Rock. Nel racconto di King, invece, Gordon, quando racconta la storia, è l’unico sopravvissuto, infatti anche Teddy e Vern son morti, rispettivamente in un incidente stradale e in un incendio.
Detta da Chris a Gordon: È come se Dio ti avesse dato qualcosa. Tutte quelle storie che ti vengono in mente… Dio ha detto: “questa è roba tua, cerca di non sprecarla.” Ma i ragazzini sprecano tutto, se non c’è qualcuno che li tiene d’occhio. E se i tuoi vecchi sono troppo incasinati per farlo, dovrei farlo io, forse!