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Paolo Rossi al Tindari Festival in un’Odissea politicamente scorretta

TINDARI – “Odissea, un racconto mediterraneo – Stand up Omero”: Irridente, politicamente scorrettissimo, il teatro di Paolo Rossi, in un crescendo provocatorio e esilarante, ove la cifra caratterizzante è assolutamente l’originalità, con una elevata e indiscussa qualità. Una strepitosa performance il primo agosto al Teatro Antico di Tindari, una produzione Teatro Pubblico Ligure, con un maestoso Rossi e una appropriata “spalla”, quella di Emanuele dell’Aquila, alla chitarra.

Non solo Odissea “rubata” nella mise en scène esilarante davvero

Meritatissimi applausi, sovente a scena aperta, hanno scandito le battute, colte, irriverenti, in un magistrale spettacolo non solo fuori dalle righe, ma intelligente, che ha infiammato la platea e le gradinate, ove il numerosissimo pubblico era assiepato.

E’ proseguita con successo la Stagione 2023 del “Tindari Festival”, capace di alternare piece mutuate dalla classicità, o intimiste, altre di denuncia, sottesa o palesata, socio-civile, spettacoli di intrattenimento, mai fine a se stessi, che fanno assai riflettere…una perfetta e sorprendente varietà, sempre nel segno di una elevata fattura.

E così, un Paolo Rossi come di consueto “scatenato”, che il trascorrere del tempo non ha minimamente scolorito, mai addomesticato, ha tirato fuori dal suo cilindro, da provetto prestigiatore, freddure, aneddoti, memorie (sospesi fra toni brillanti e da amarcord), immettendoli in una goliardica atmosfera, ove tutto è stato ironicamente riconsiderato, sotto la lente di ingrandimento di una irriverente comicità.

Omero, con i suoi Achille, Elena, Odisseo e Circe, sono stati, allora, solo dei pretesti…del resto la rappresentazione, come preannunciato, è apparsa una sorta di continua improvvisazione, che ha tirato in ballo, con evidente vis comica, anche gli spettatori con una misurata dose di sarcasmo, coinvolgendo in tal guisa ancor più gli astanti.

Il cantore per eccellenza, allora, nella odierna “revisione”, dovette aver attinto da altri, tutta la letteratura è sempre stata oggetto di furto, e così, andando a ritroso….anche quella epica, con l’Odissea e l’Iliade in testa, probabilmente hanno provenienze altre…

Una forte provocazione, con un fondo di verità, di sicuro…. Si è tirato in ballo il proprio letterato preferito…Pirandello, che Paolo Rossi, agli esami di maturità, è riuscito comunque a riesumare, a mezzo riferimento indiretto (alla domanda degli esaminatori “Ci parli di Verga”). È stata poi la volta della satira, nei confronti del vegetarianismo, divenuta feroce con l’accenno ai fruttariani, così come con quello al Partito Democratico, l’unico a prendere con seria preoccupazione il costante riferimento berlusconiano ai comunisti….perennemente minacciosi e incombenti…E poi quei trascorsi,anche drammatici, che lo hanno personalmente coinvolto…quella asintomatica emorragia cerebrale ,così come l’essere divenuto oggetto di interrogativi inquietanti seguiti alla scomparsa del valente Suo omonimo, il calciatore…

Politicamente scorretto, si diceva, dal momento che ci si sarebbe attesi, forse, adesione al gradimento tematico della media, magari seguendo le mode, contro i mangiatori di bistecche, (solo a titolo esemplificativo), e invece….

Tutto è travolto e travolge in gag esplosive, sulla rotta della Commedia dell’arte, che non consentono tregua, scoppiettanti come sono nel loro susseguirsi. Un’ora e trenta minuti al vetriolo, ma mai con veleni gratuiti e condotti all’eccesso, sano umorismo, invece… proprio in ciò si colloca la grandezza del personaggio. La leggerezza, fra frizzi e lazzi, ha lasciato il posto alla nostalgia nelle rievocazioni di due eccellenze, legate a Paolo Rossi da un intenso rapporto professionale , ma ,prima ancora, amicale, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, Artisti immensi che più non sono, fonti di ispirazione, dai quali il Nostro ha largamente attinto… e molto bene, talchè potrebbe definirsi loro erede naturale, in quella commistione fra recitazione e canto sapientemente amalgamata, che ci ha fatto sognare i giorni andati e rievocare con gusto quei saperi eccelsi, sempre in bilico fra serio e faceto…una sostenibile densa leggerezza, che è stata, per molti, oggetto di rimpianto, e che in quella magica serata è potuta rivivere….sempre con connotazioni di autentica originalità.

“E la vita, la vita”, scritta da Enzo Jannacci e Renato Pozzetto, canzone indimenticabile nell’interpretazione del grande duo, Cochi e Renato, ci ha preso infine per mano, per ricondurci ai tempi d’oro della nostra giovinezza, in una chiusa d’effetto, in grado di far scattare plauso, ancora e ancora…fino all’ovazione finale.

Il chitarrista, un grande Emanuele dell’Aquila, non ha avuto funzione di perfetta spalla sonora, “tout court”, ma ha anche interagito con il protagonista nello scambio di battute, si é prestato con magistrale disinvoltura, e lo splendido spettacolo, mai scontato, di una piacevolezza di contenuti sempre all’altezza, passando da ciò che è sembrato una improvvisazione ad un’altra similare, si è consumato, lasciando in noi l’interrogativo se si sia davvero trattato di ciò, o se la magistrale e talentuosa resa così l’abbia fatta apparire… e questa di certo assumerebbe sembianze di arte teatrale pura, tra l’altro.

Una geniale performance, che ha toccato le corde più intime degli astanti, resa con sublime “nonchalance”, che ha celato una magistrale cura di ogni particolare,sotto la direzione discreta ,come dovevasi,e di perfetta calibratura di Sergio Maifredi, che non ha travalicato i limiti registici nella specie naturalmente scontati, perché connessi alla resa di un mattatore del calibro di P.Rossi, risultando ,peraltro, altresì, ideatore della” mise en scene”,anche in questo caso in una qualità da parametrare rispetto alla prorompente carica dei “quasi monologhi” di Rossi.

Lode a Tindaro Granata, dunque, per aver messo a punto ancora una rappresentazione grandiosa, nella qualità di Direttore artistico della fortunata Rassegna “Tradizioni”, che peraltro lo vedrà nella serata del 13 agosto, anche nei panni attoriali che, di certo, si preannunciano assai pregevoli, per la piece “Antropolaroid ” presso il sito archeologico tindaritano, che attendiamo con trepidazione.