Tutto ebbe inizio il 12 agosto di un anno fa, quando padre Giovanni Turrisi, legale rappresentante dei Frati minori Cappuccini di Messina, presentò al Comune una richiesta di concessione edilizia. Una di quelle importanti, destinate a far “rumore”: tre palazzine, dai sei piani l’una, più seminterrati vari e piani parcheggio in deroga. Il tutto nel terreno che oggi ospita i campetti di calcio di Pompei, terreno per il quale era stato stipulato un preliminare di vendita con la ditta Bombaci costruzioni da 1,3 milioni di euro. Tutto ebbe inizio così. E tutto finisce poco più di un anno dopo, col provvedimento notificato il 5 settembre scorso dal Comune allo stesso padre Turrisi ed alla Bombaci srl. E’ il provvedimento con cui il dipartimento Attività edilizie e repressione abusivismo nega definitivamente la concessione edilizia, facendo stappare una bottiglia di spumante a quanti, come la quarta Circoscrizione e il comitato sorto “ad hoc”, si erano mobilitati per opporsi a questa ennesima colata di cemento.
Diverse le motivazioni addotte dagli uffici comunali nel provvedimento, la cui firma finale è del dirigente Carmelo Famà. Innanzitutto la viabilità. La zona non viene ritenuta idonea alle previsioni dell’articolo 2 delle Norme tecniche d’attuazione perché la via delle Mura, dove avrebbe dovuto sorgere il complesso edilizio, ha «una larghezza insufficiente ed è priva in tutto o in parte di marciapiedi di larghezza conforme alle norme, con conseguente rischio alla circolazione pedonale», è «una strada senza uscita» e dunque «la stessa non costituisce via di accesso idonea in caso di calamità, tenuto conto dell’ulteriore carico urbanistico». Lo certificano tanto il dipartimento Viabilità e Mobilità urbana del Comune quanto la sezione comando del corpo di Polizia municipale. Il nodo viabilità non è nuovo, nuova è invece l’altra motivazione forte: «Il progetto – si legge nel provvedimento – altera il notevole interesse pubblico del Santuario di Pompei, che ha valore estetico e costituisce bellezza panoramica. Inoltre l’intervento progettuale proposto è altamente impattante ed incisivo da un punto di vista ambientale, storico, culturale, estetico ed urbanistico». Bocciatura su tutti i fronti, dunque. Per una volta le gru rimarranno ferme.