“Ho rischiato di morire per colpa di una bombola buttata a mare. Sono vivo per miracolo e voglio che la mia storia serva a tutti quelli che, ogni giorno, mettono in gioco la propria esistenza per i rifiuti e l’incuria che c’è nello Stretto”.
Francesco Billè ha 41 anni e di mestiere fa il pescatore. E’ abituato a stare in mare, ad andare a pesca in solitaria, solitamente all’alba, a stare a contatto con le correnti ballerine e le onde. Sabato notte, mentre si trovava nella zona antistante Villa San Giovanni, Francesco ha rischiato di morire.
“Mi trovavo davanti a largo di Villa San Giovanni per una battuta di pesca, come faccio solitamente. Erano le 4 di mattina e stavo per sistemare le attrezzature. A un certo punto ho iniziato a sentire un tonfo e la barca ha iniziato a deviare di colpo. Sono stato sbalzato fuori, in alto mare, mentre la mia barca continuava alla deriva. Mi sono ritrovato in mezzo alle correnti, nel buio più totale, e solo allora ho visto cosa aveva provocato l’urto: un bombolone di gas che galleggiava in acqua”.
Francesco racconta quei momenti con la consapevolezza di essere un miracolato. “Ho iniziato ad avere paura, ero solo e non sapevo cosa fare. Ho nuotato per circa tre ore cercando di sopravvivere e di combattere letteralmente contro la morte. Le correnti erano fortissime. Vedevo le navi passarmi accanto e sbracciavo per chiedere aiuto, ma nessuno mi notava. Dopo circa tre ore ero quasi arrivato a 500 metri da Tremestieri. Mi sentivo perso, avevo i crampi e più volte la lucidità mi stava per abbandonare. Ma ho tenuto duro. Solo alla fine ho finalmente visto una barca che stava facendo una battuta di pesca. Il ragazzo che era su mi ha notato ed immediatamente mi prestato soccorso”.
L’esperienza drammatica di quella notte non abbandonerà mai i ricordi di Francesco. “Mi sento un miracolato, credo di essere morto e essere rinato. Quando poi mi hanno accompagnato all’ospedale Papardo mi hanno fatto delle flebo per farmi recuperare un po’ di forze. Ripeto, i miracoli esistono e io ne sono la prova vivente”. (Veronica Crocitti)