Su quel treno si è “imbarcato” da solo, ma come lui, prima e dopo, sono stati tanti i giovani messinesi che hanno deciso di abbandonare una città per certi aspetti ancora troppo provinciale, andando alla ricerca di un modo di vivere che potesse corrispondergli a pieno. Inizia così la vita di Sergio Lo Giudice (50 anni) oltre lo Stretto: dal 1984 vive a Bologna, dove siede anche tra i banchi del consiglio comunale. Un uomo dalle mille sfaccettature, che senza troppi problemi è riuscito a comprendere la sua natura sessuale, per la cui affermazione, ogni giorno, sia come rappresentante politico che come presidente onorario dell’Arcigay, combatte senza sosta. Al suo fianco Michele Giarratano, 29 anni, con cui è fidanzato da cinque anni, avvocato e responsabile dell’Ufficio nazionale di Arcigay, altrettanto “tosto” nella battaglia per il riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuale e, più generale, per l’affermazione dei diritti di chi vive una diversa identità di genere rispetto a quanto “scritto” dal proprio corpo.
Il destino li ha fatti incontrare, un responsabile del Tribunale di Oslo, città della Norvegia, il prossimo 27 agosto li legherà per sempre nel vincolo del matrimonio: «Due nostre amiche ci faranno da testimoni – racconta Sergio – dopo la cerimonia, festeggeremo con una quarantina di persone. Il 2 settembre, invece, a Bologna, terremo una festa per tutti coloro che ci sarebbero voluti essere vicino in un giorno così importante ma che evidentemente, per ragioni di spostamenti, non lo potranno fare». Ma perché proprio il freddo stato Nordico? La Norvegia, insieme al Canada e da poco anche allo stato di New York, è l’unico paese dove vengono celebrati matrimoni tra coppie omosessuali non residenti.
«La differenza di età non ha mai rappresentato un problema, verso di noi ci sono altri tipi di pregiudizi. Si tratta ovviamente di una decisione presa prima di tutto per amore e con amore – continua Sergio – ma che al tempo stesso vogliamo possa aprire uno spiraglio per l’affermazione dei gay in Italia. Al nostro ritorno, infatti, chiederemo che l’atto di matrimonio venga trascritto, se così non dovesse essere, saremo pronti ad adire alla Corte Europea. Speriamo così anche noi di spingere tribunali e legislatori a pronunciarsi sui diritti delle persone omosessuali».
Sergio, dal 1986, insegna storia e filosofia presso l’istituto superiore “Nicolò Copernico” di Bologna, dove diversi sono stati i progetti portati avanti per aiutare i ragazzi a “venire allo scoperto”, a raccontarsi, a confessarsi, su un aspetto delle propria vita che non tutti sono subito disposti ad accettare con facilità, soprattutto per paura della reazioni altrui, in primis quelle dei propri familiari. «Io non ho avuto grosse difficoltà in famiglia, ma mi rendo conto che non tutti hanno la fortuna di incontrare subito reazioni positive. Statisticamente – spiega Sergio – almeno in ogni classe c’è un ragazzo/a omosessuale: spesso sono riuscito a capirlo, in altri casi no perché il 95% cerca di nascondere la propria attitudine sessuale che viene scoperta diversa da quella di un coetaneo dell’altro sesso. Sotto questo aspetto cerco di essere il più comprensivo possibile, sono pronto a venir loro incontro ma con la massima discrezione. Sul fronte scolastico, sono invece abbastanza rigido ed esigente».
Uno spirito tenace quello del messinese che con il “grande passo” del prossimo 27 agosto, diventerà, una volta di più, simbolo di una lotta per l’affermazione dei diritti delle coppie gay. (ELENA DE PASQUALE)