Coronavirus

Storia di Andrea, disoccupato. Va a pescare per portare cibo in tavola e viene multato

Forse, nell’applicazione delle norme e delle ordinanze, in tempi di virus e di fame, basterebbe un po’ di buon senso da parte delle forze dell’ordine. Dall’emergenza sanitaria rischiamo di passare all’emergenza economica (anzi ci siamo già) ed a quella sociale. Esemplare la storia di Andrea. Disoccupato, in tempo di Covid ha deciso, per portare a casa il necessario per una vita dignitosa, è andato a pescare (da solo). Non ha fatto l’untore, non è positivo. Voleva solo mettere sul piatto a tavola un po’ di pesce. Ebbene, e’ stato multato. Al di là della contestazione del verbale, che sarà fatta dal suo avvocato, vi raccontiamo la sua storia. Lo facciamo con tanta amarezza perché è una storia del più forte contro il più debole.

La storia di Andrea

Sono un cittadino messinese disoccupato che percepisce la quota minima di reddito di cittadinanza e nessun altro ammortizzatore sociale. Nel corso dell’emergenza per il covid-19 praticando attività di pesca per autoconsumo al fine di reperire quanto necessario ad un dignitoso sostentamento ho subito da parte delle forze dell’ordine la contestazione di una sanzione amministrativa per la violazione alle normative sul contenimento. Ritengo l’attività di pesca per autoconsumo necessaria al sostentamento del sottoscritto come lo è per molti altri cittadini nella mia medesima condizione. Non beneficio di altre agevolazioni né dal Governo Nazionale né dalle autorità Locali. Invoco da parte delle Istituzioni una riforma della normativa che consenta, nel rispetto delle cautele anti contagio, la possibilità a chi è nella mia medesima condizione di procurarsi lecitamente i mezzi per un dovuto e dignitoso sostentamento.”

Prima delle leggi sarebbe bello arrivasse il buon senso in chi vigila e multa. Provare a sopravvivere non è un reato, a maggior ragione se non si mette a repentaglio la salute di nessuno.