Sulla vicenda del piccolo calabrese di due anni e mezzo venuto alla luce con una grave patologia sono intervenuti il Garante per l'Infanzia della Regione Calabria, il ministro della Salute ed i dirigenti dell'ospedale messinese
Moise, il piccolo calabrese di Polistena costretto al ricovero dalla nascita (da due anni e mezzo) in seguito ad una grave patologia, non potrà volare dal Policlinico di Messina all’ospedale di Cagliari. Almeno per il momento. La notizia è stata diffusa dal Garante per l’Infanzia della Regione Calabria, Antonio Marziale (che si sta battendo per questo trasferimento). L’obiettivo è di farlo giungere nel nosocomio del capoluogo sardo e, successivamente, alla famiglia cui è stato dato in affido. Il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria – ha ricordato il garante – l'ha dato in affido a due coniugi cagliaritani della Comunità 'Papa Giovanni XXIII' in quanto la famiglia biologica versa in serie difficoltà socio-economiche. L'ultimo provvedimento dei magistrati risale al dicembre del 2017 “ma per una serie di incomprensibili quanto inaccettabili cavilli – sostiene – il piccolo è ancora in ospedale”.
Sulla delicata questione è intervenuto il ministro della Salute Giulia Grillo. “Il trasferimento previsto per questa mattina – ha spiegato all’Ansa – è saltato poiché è intervenuto uno shock settico e il Policlinico di Messina ha autorizzato la trasferibilità ma non la dimissibilitá. Dal Ministero stiamo monitorando la situazione e verificando che tutte le procedure di trasferimento avvengano secondo i protocolli prestabiliti”. Nel pomeriggio è giunta una nota dalla direzione del Policlinico di Messina. “In seguito alle notizie diffuse circa la vicenda del piccolo Moise rilanciate anche da alcune agenzie di stampa nazionali – viene spiegato – si ritiene utile precisare alcuni termini dell’accaduto, che non emergono con chiarezza nelle parole del garante per l'Infanzia e l'adolescenza della Regione Calabria. Va premesso che il bambino è ricoverato presso il Policlinico “G. Martino” di Messina da quasi un anno, durante il quale è stato curato amorevolmente e trattato con massima attenzione. Sin dallo scorso mese di dicembre – si legge nella nota del Policlinico – una volta stabilizzatosi il quadro clinico, ne abbiamo raccomandato, attraverso una fitta interlocuzione con tutte le istituzioni e le figure giuridiche coinvolte nella vicenda, la domiciliarizzazione, ritenendo che potesse essere assistito a casa, con adeguati presidi medici. I tempi con i quali detti presidi sono stati consegnati dall’Asp di competenza alla famiglia affidataria, non sono certo dipesi dal Policlinico di Messina. Negli ultimi giorni, purtroppo – chiosa la direzione del nosocomio messinese – il quadro clinico ha subito un peggioramento, come ha potuto costatare lo stesso garante per l'Infanzia e l'adolescenza della Regione Calabria, nel corso di una sua visita presso la nostra struttura. Ciò è avvenuto proprio in coincidenza con lo sblocco dell’iter burocratico, nel quale, ribadiamo, l’Aou non è coinvolta, che doveva portare al trasferimento del piccolo paziente. Per questo motivo, nella giornata di ieri, abbiamo comunicato che il bambino non era nelle condizioni di essere trasferito e abbiamo raccomandato di attendere un eventuale miglioramento del quadro clinico, prima di riorganizzare il trasferimento. Purtroppo, allo stato attuale, le condizioni di salute del paziente non ci consentono di fare alcuna previsione. I responsabili sanitari per primi, in sostanza, da oltre sei mesi ritengono utile per il paziente che venga dimesso e accudito a casa. Tutto questo, però – conclude la direzione del Policlinico – deve avvenire nel momento in cui le sue condizioni di salute rendono possibile tale trasferimento. Se così non fosse, agiremmo in violazione di qualsiasi principio etico e sanitario e mettendo ulteriormente a rischio il piccolo Moise”.