In occasione del primo anno di amministrazione Accorinti la redazione di Tempostretto ha dedicato l’homepage ad una serie di servizi di bilancio in merito a quanto era stato fatto o meno in 365 giorni rispetto al programma presentato in campagna elettorale. Si trattava di servizi, tutti firmati, e realizzati con la professionalità, l’approfondimento e la voglia di informare che ci contraddistingue. Uno di questi articoli è stato condiviso su Facebook sulla pagina di Cambiamo Messina dal basso e, come di consueto, è stato preso di mira dai commenti dei talebani dell’amministrazione. In particolare si trattava delle interviste ai messinesi, pertanto privo di qualsiasi possibilità di essere definito “di parte”. Nonostante ciò non sono mancati gli attacchi alla redazione, colpevole, probabilmente, di non aver pubblicato solo le interviste a favore. Ma fin quando saremo in una democrazia nessuno ci impedirà di fare il nostro mestiere con trasparenza ed obiettività.
Tra i commenti apparsi su Facebook ce n’era uno che ha colpito personalmente una redazione composta in gran parte da donne. Lo riportiamo e ce ne scusiamo con i nostri lettori, per la brutalità dei termini, ma a quanto pare Facebook è anche questo, la capacità di uccidere le persone con le parole: “Tempostretto non è una redazione è un bordello con più prostitute che giornalisti”.
Dall’insediamento della giunta Accorinti, ormai oltre un anno fa, le giornaliste di Tempostretto che si occupano di politica e di amministrazione, pur senza avere modificato di una virgola il loro modo di scrivere e di rapportarsi al Palazzo, sono state sistematicamente vittime di attacchi sui social network, spesso pilotati e “aizzati” anche da chi è molto vicino al sindaco ed agli assessori, in barba a qualsiasi regola democratica e di libertà d’informazione. Per più di un anno, forti di un mestiere che alcune di noi fanno da oltre 20 anni, sempre con la schiena dritta e con le regole della deontologia incise nella penna, abbiamo tollerato ogni forma d’intolleranza, ben sapendo che sarebbe bastato leggere i nostri pezzi degli anni scorsi per scoprire che il nostro atteggiamento nei confronti del Potere non è mai cambiato ( e nessuno si illuda, non cambierà). A noi non interessa se a guidare Messina sia San Francesco o Lucifero, a noi interessa che sia AMMINISTRATA. E’ questo il dovere di un giornalista, informare. Non è né adulare né contestare per principio. Il giornalismo non è guerra, è costruzione di una società migliore attraverso la corretta informazione, piaccia o meno. Di un’amministrazione si può contestare la cattiva gestione ma anche l’incapacità gestionale senza per questo mettere in dubbio il fatto che chi amministra sia una persona perbene.
Per oltre un anno abbiamo messo la nostra firma su ogni pezzo anche quando sarebbe stato ben più comodo e facile seguire l’onda e l’entusiasmo. Non l’abbiamo fatto perché noi abbiamo un solo padrone: il lettore. Abbiamo scelto la strada meno facile, quella che ci ha fatto additare come redazione che copre quelli che c’erano prima, o peggio,vendute al nemico. Probabilmente i fatti hanno dimostrato che la gestione dei rifiuti, piuttosto che di altri settori, sia la stessa di prima e che la rivoluzione non è ancora arrivata. Ma a noi questo poco importa, perché l’unica cosa che importa è informare. Per questo per oltre un anno abbiamo tirato dritto a testa alta e schiena dritta, senza indietreggiare neanche di fronte a comportamenti, da parte di questa giunta, che nessuno di quelli che c’erano prima e che abbiamo sempre contestato, ha mai avuto nei nostri confronti. Paradossalmente mai come con questa amministrazione “libera e pacifica” ci siamo trovate costrette a difendere la libertà di critica. Ma quel commento è andato oltre, perché in un clima di odio e di populismo è andato a colpire il lavoro di una redazione di professioniste e le ha colpite in quanto persone e donne.
Ecco perché abbiamo querelato l’autore di quella frase e siamo pronte a rispondere con lo stesso metodo a qualsiasi altra persona intenda, nascondendosi dietro un computer, utilizzare una tastiera come un fucile a canne mozze.
A quanti non piace quel che scriviamo, e sono tanti, lo sappiamo, perché siamo scomode e la verità è sempre scomoda, ricordiamo che può non leggerci, ma aizzare un clima di odio e intolleranza è da dittatura e non lo consentiremo più.
Abbiamo incontrato la persona che ci ha offeso, ci ha fatto le sue scuse, si è reso conto delle conseguenze del suo comportamento, ed ha anche scritto questa lettera che pubblichiamo integralmente. Mettiamo solo le iniziali D.M. perché sappiamo quanto la rete possa distruggere una persona e non vogliamo che questo possa accadergli.
Ecco la lettera:
“Sebbene spesso avessi pensato di scrivere qualcosa per un giornale, mai avrei previsto che si sarebbe trattato di una lettera di scuse. Ma non c’è nessuna vergogna nel chiedere scusa se si riconosce il proprio errore e se le suddette scuse si rendono non necessarie ma altresì giuste, come nel mio caso.
La mia speranza è , e spero di non essere presuntuoso, che questa mia lettera svolga due funzioni: Scusarmi con la redazione di Tempostretto ed invitare, chi spenderà qualche minuto a leggerla, ad una piccola riflessione.
Mio malgrado, come molti di questi tempi, anche io mi sono lasciato trasportare da un trend molto in voga sebbene molto scorretto, quello dell’insulto selvaggio su Facebook.
Le vittime nel caso specifico sono state le giornaliste di questo giornale web da me improbamente appellate e volgarmente criticate. Che aggiungere a questo? Posso solo sentirmi mortificato dal punto di vista umano, nessuna discolpa solo mea culpa e capo chino.
La verità è che quando si usano i social e davanti a noi abbiamo solo una fredda tastiera ed uno schermo, ci scordiamo che “dall’altra parte” ci sono esseri umani, persone come noi, e che proprio come noi hanno sentimenti che possono essere feriti e dignità che possono essere lese. Quando siamo seduti davanti ai nostri cari pc a navigare su questi anti-social network, prima di iniziare a prendercela con tutto e tutti e a farci la guerra, riflettiamo e soppesiamo le parole per evitare di fare del male e di fare delle magre figure come quella del sottoscritto.
Questa città ha bisogno di molte cose ma non di questo clima teso da tutti contro tutti. Dovremmo essere tutti un poco più umani e un poco meno “social”.
La redazione di Tempostretto lavora ogni giorno dietro un computer e conosce bene le capacità di diffusione della rete ed il fatto che, una volta in rete, una frase resta “per sempre” molto più di un matrimonio o di un amore eterno. E dietro ogni articolo che scriviamo mettiamo competenza e professionalità acquisite non solo negli anni ma giorno per giorno “in strada” e pretendiamo RISPETTO. Quotidianamente mettiamo la firma in quel che scriviamo e non ci nascondiamo né dietro un pc né dietro l’ideologia del momento. Ne abbiamo visti passare di amministratori e politici nei Palazzi ed altri ne vedremo. Alcuni lasceranno il segno, altri no, alcuni saranno ricordati nel bene altri nel male. Ma non “sposiamo” nessuno. Ne abbiamo visti passare di politici, ma noi restiamo sempre dietro le scrivanie a fare quel mestiere che non piace più a nessuno, neanche agli stessi rivoluzionari che detestano chi gli trova i difetti e le magagne.
Pretendiamo RISPETTO per la nostra professione, perché se oggi, una persona come Accorinti, un pacifista contestatore che i vecchi politici buttavano fuori da ogni sala è sindaco, lo è GRAZIE ANCHE AL NOSTRO LAVORO, che dà voce a chi non ha voce e che, anche di fronte alle minacce del potere non ha fatto un passo indietro nella speranza che un giorno un’amministrazione diversa potesse arrivare e nella consapevolezza che l’unica libertà che può esistere è quella che rispetta i confini della libertà altrui.
La redazione