Alla morte di Cesare, le province romane furono spartite fra gli alti militari della tramontante Repubblica. Ottaviano, nipote di Cesare, ottenne la Libia Occidentale, la Tunisia, la Sardegna e la Corsica; ma Sesto Pompeo, figlio di Gneo Pompeo, prese il controllo della Sicilia e occupò le due isole del rivale con l’appoggio della flotta provinciale siciliana. Ottaviano inizialmente riconobbe a Pompeo il possesso delle isole per potersi dedicare a distruggere gli uccisori di Cesare, soltanto dopo si volse alla Sicilia, deciso a riprenderne il controllo.
Giunto nello Stretto, Ottaviano creò una nuova legione: la chiamò Legio X Fretensis, cioè “Legione Decima dello Stretto”, un numero ripreso dalla grande Legio X Equestris di Cesare. Soltanto i cittadini romani potevano arruolarsi (di norma) nelle legioni, e i Reggini e i Messinesi lo erano, i primi in quanto italiani e i secondi in virtù dei privilegi ottenuti nelle Guerre Puniche.
La Fretensis era all’inizio una fanteria di marina e rivestì un ruolo importante nel 36 a.C. negli scontri al largo di Nauloco (Venetico) e Milazzo, coi quali Pompeo fu cacciato dall’isola. Se le prime reclute erano maggiormente calabresi, durante lo stanziamento in Sicilia molti nativi dovettero arruolarsi, da Messina soprattutto; la Decima combatté ancora in mare ad Azio in Grecia, contro la flotta egiziana di Cleopatra VII e Marco Antonio, sancendo il trionfo di Ottaviano Augusto.
Interessanti sono i simboli della Legio X Fretensis: il cinghiale, il toro (animali di Venere, molto venerata in Sicilia), la trireme (per le battaglie navali vinte), il dio Nettuno (patrono dello Stretto) e il delfino (antichissimo emblema di Messina); si commentano da sé.
La Legione dello Stretto fu spostata più volte. Dopo avere respinto i Sarmati in Macedonia ad alcuni decenni fondazione, fu spostata in Giudea, a Gerusalemme. È agli aridi paesaggi cananei che sono legati i suoi maggiori successi, che la videro trasformata in vera e propria unità speciale dell’armata imperiale, in una delle sue maggiori sfide: le Guerre Giudaiche. Fu proprio la Fretensis nel 73 d.C. a sconfiggere i ribelli Zeloti nell’assedio all’imprendibile Masada.
Una domanda è doverosa: sono sempre stati siciliani i legionari della Fretensis? Se si considera che i figli tendevano a servire nella stessa legione dei padri e ch’era più facile tenere assieme soldati che parlavano la stessa lingua, è probabile che il legame sia rimasto per diverse generazioni.
Non una vittoria militare, ma un atto tragico, fornisce un ulteriore collegamento. Nel 33 d.C. i legionari di stanza a Gerusalemme erano agli ordini di Ponzio Pilato, Prefetto della Giudea: furono loro a eseguire la crocifissione di Gesù Cristo, odiato dagli Ebrei per i suoi insegnamenti e accusato d’essersi proclamato Re, ma amico di Roma. Il centurione Longino, che trafisse il costato di Gesù e ne riconobbe per primo l’investitura divina, e Stefanone, che gli diede da bere l’aceto sulla croce, erano messinesi, siciliani? Forse sì.
Anni dopo a Messina sorse una comunità cristiana, e la tradizione narra che avesse ottenuto una lettera dalla riverita matriarca della Chiesa nascente; è un caso che nella delegazione messinese che andò a incontrare la Vergine Maria ci fosse un centurione chiamato Mulè (Mulē)?
Daniele Ferrara, con la preziosa collaborazione del professor Franz Riccobono