Non ha mai fatto mistero dei suoi “favori” rispetto alla realizzazione del ponte sullo Stretto, arrivando anche ad un acceso scontro verbale con alcuni sostenitori del No al Ponte venuti ad assistere ad una delle tante sedute di consiglio riguardanti la grande opera. Parliamo del consiglieri di Fli Pippo Trischitta, che a seguito della notizia del definanziamento dell’infrastruttura da parte del Cipe, ha tenuto a ribadire ancora una volta la propria personale posizione riguardo la vicenda e riguardo quelli che il rappresentante di Futuro e Libertà ha definito assordanti silenzi.
«Ho sempre ritenuto e ritengo tutt’ora – afferma Trischitta – che il Ponte avrebbe potuto rappresentare per la città l’unica vera grande opportunità di sviluppo, non soltanto dal punto di vista occupazionale, ma anche per le infrastrutture che si sarebbero potuto realizzare sul nostro territorio, proprio perché funzionali ai cantieri del Ponte. La decisione del Cipe – continua – non soltanto ci lascia a bocca asciutta, ma venendo meno tali fondi non avremo neanche la possibilità di fare altri investimenti, ad esempio quelli sulle autostrade del mare. Eppure nessuno dei nostri rappresentanti nazionali sta protestando. Come mai?».
Duri a tal propositi i commenti di Trischitta verso gli avversari politici, Genovese e in particolare D’Alia: «Il silenzio di Genovese non mi meraviglia più di tanto perché dopo tutto continua a difendere gli interessi della sua società di traghettamento. Nessuno però si indigna del fatto che nel giro di pochi anni il prezzo del biglietto è lievitato da 36 a 52 euro. Mi lascia particolarmente sorpreso e perplesso l’atteggiamento del capogruppo Udc in Senato, Ginapiero D’Alia, che al di là della posizione, favorevole o contrario al Ponte, non ha detto nulla sullo scippo, perché di questo si tratta, che è stato perpetrato ai danni della città. E invece dovrebbe indignarsi perché quei soldi che non saranno più destinati al Ponte non verranno sicuramente investiti sul nostro territorio. E’ proprio ora che si dovrebbe protestare a Roma presso gli uffici opportuni e invece non si fa. Questa è la dimostrazione che quella contro la grande opera era solo una battaglia strumentale e preconcetta».
L’affondo finale Trichitta lo riserva proprio agli “amici” del movimento “No Ponte”, a cui lancia un provocatorio invito: «Questo è il momento in cui mi aspetto da parte loro una rumorosa manifestazione per chiedere che quei soldi vengano investiti qui e non altrove». Un momento di piazza a cui perché no lo stesso presidente vicario del consiglio potrebbe prendere parte, risparmiandolo magari dall’indossare la maglietta rossa con l’inconfondibile stemma del movimento.
Sul tema definanziamento, intervengono anche due deputati regionali, battenti bandiera, rispettivamente, Udc e Pd. Il primo è Giovanni Ardizzone che coglie l’occasione per “sparare a zero” sull’ex-alleato governatore: «Lombardo ha il dovere di riferire in Aula in merito alla questione Ponte sullo Stretto di Messina. In tale sede istituzionale dovra’ chiarire quanto e’ a sua conoscenza, in ordine al presunto ‘definanziamento’ da parte del Cipe della fantomatica mega opera. All’Ars – continua – dovra’ spiegare se effettivamente c’è mai stato un finanziamento e a quando risale la sua soppressione. Poiche’ lo stesso Lombardo ha paventato il pericolo del pagamento di una penale in favore degli ‘aggiudicatari della gara’, e’ opportuno che smetta i panni del piagnisteo e, come richiesto dal Wwf, intervenga presso il Cipe, affinchè venga respinto il progetto definitivo per evitare che lo Stato, e quindi i cittadini, paghino penali scandalose al general contractor. In Aula – conclude Ardizzone – il governatore dovra’ chiarire come mai nell’ottobre scorso il governo regionale non ha protestato quando la Commissione Europea ha eliminato il Ponte sullo Stretto tra le opere prioritarie, in cambio del collegamento ferroviario che da Messina porta a Palermo, attraverso Catania».
Sul fronte opposto, il deputato del Pd Panarello ha invece presentato un ordine del giorno di cui è primo firmatario, (ad aderire anche Rindaldi, Laccoto e Picciolo) in cui si ribadisce in parte il concetto già esposto da Trischitta in conferenza stampa: «Il governo nazionale utilizzi le risorse già destinate al Ponte sullo Stretto per realizzare le opere infrastrutturali necessarie in Calabria ed in Sicilia per ammodernare il sistema dei trasporti e rendere più efficiente, nel rispetto della sostenibilità ambientale, il collegamento tra le due regioni. La Sicilia e la Calabria, ed in particolare l’area dello Stretto e la provincia di Messina, sono fortemente deficitarie dal punto di vista infrastrutturale. Inoltre la provincia di Messina è colpita da allarmanti fenomeni di dissesto idrogeologico. Il sistema dei collegamenti marittimi, ferroviari e stradali tra la Sicilia ed il continente, da decenni abbandonato anche in ragione dell’ipotesi del Ponte, ha bisogno di interventi infrastrutturali significativi». (EDP)