Da Giugno, sperando che l’epidemia di Covid 19 sia definitivamente terminata, sarà possibile partecipare al corsi per lo studio dei cetacei e delle tartarughe marine nelle acque dello Stretto di Messina.
La società di ricerca Necton, da 20 anni porta avanti l’unico studio a lungo termine sulla biologia ed il comportamento di questi meravigliosi animali nello Stretto. Al progetto, ogni anno possono partecipare circa 25 studenti che provengono da tutte le università italiane, ma anche appassionati.
I corsi hanno durata settimanale e si svolgono attraverso uscite di monitoraggio e lezioni teorico/pratiche. Gli interessati potranno visitare il sito www.necton.it e trovare tutte le informazioni.
Lo Studio dei Cetacei dello Stretto insieme al Mediterranean Sea Turtle Project sono gli unici programmi di ricerca a lungo termine su queste specie nell’area dello Stretto di Messina ed hanno lo scopo di conoscere in modo approfondito le abitudini che legano i cetacei e le tartarughe marine allo Stretto di Messina, che com’è noto rappresenta il più importante gate migratorio di tutto il Mar Mediterraneo, e da sempre definito il “Paradiso degli zoologi”, caratterizzato da peculiari correnti di marea che lo hanno reso celebre nel mondo.
Il monitoraggio viene effettuato in un’area molto ampia impegnando risorse umane e non solo, per esaminare al meglio un habitat di fondamentale importanza per capodogli, balenottere comuni, delfini comuni, stenelle striate, globicefali, grampi, tursiopi e per la tartaruga Caretta caretta.
Inoltre, da quest’anno Necton offre la possibilità di partecipare ad altri due importanti programmi di ricerca.
THUNNUS, un programma che Necton ha iniziato 20 anni fa e che si occupa dello studio del tonno rosso (Thunnus thynnus) nelle acque dello Stretto di Messina e del basso Tirreno attraverso il monitoraggio delle imbarcazioni da pesca, la raccolta dei dati morfometrici e dei campioni biologici (tessuti, raggi ossei, sangue ed otoliti);
CAPODOGLIO, programma iniziato nel 2000 e che si occupa dell’analisi della presenza dei capodogli (Physeter macrocephalus) in
transito nelle acque dello Stretto di Messina e che viene effettuato attraverso il monitoraggio da basi fisse e mobili, attraverso uscite
di monitoraggio in mare (foto identificazione, raccolta campioni, monitoraggio acustico).
L’esigenza di comprendere al meglio le dinamiche che legano i cetacei, le tartarughe marine ed i grandi pesci pelagici all’ambiente dello Stretto di Messina, il loro stato di salute, il comportamento e le aree di maggiore
concentrazione in queste acque, unita all’esperienza pluriennale nel campo della ricerca applicata al mare e all’attività diretta svolta dalla Necton Marine Research Society sono le linee ispiratrici dei programmi di ricerca che scaturiscono anche dal desiderio di dare l’opportunità a chi ha un interesse ed una passione per i mammiferi marini, per le tartarughe, ed in generale per la biologia marina, di studiare stando a diretto contatto con l’ambiente naturale.
Dall’inizio di questi programmi di studio ad oggi, i progetti sono
stati ulteriormente potenziati e da quest’anno sono supportati da enti pubblici come il Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche ed Ambientali dell’Università di Messina, che fornisce supporto scientifico e logistico, e da aziende private come Man e D’Art, ciascuna delle quali a vario titolo coopera alla buona riuscita del progetti.
I progetti di ricerca si svolgono in un’area molto vasta, che si estende tra Capo Scaletta e Reggio Calabria nella parte sud dello Stretto e tra Gioia Tauro e la costa al largo di Capo Milazzo per quanto concerne il settore nord dello Stretto. Le acque dell’intero Stretto di Messina sono caratterizzate da peculiari fenomeni legati alle correnti di marea che rendono quest’area unica ed importantissima per l’intero bacino del Mediterraneo, questa è un’area di notevole importanza per lo studio di
moltissime specie, tra cui i grandi pesci pelagici, le tartarughe marine ed i cetacei. Pochi sanno ad esempio che un grandissimo numero di capodogli attraversano annualmente questo piccolo ma fondamentale e ricchissimo tratto di Mare nel cuore del Mediterraneo. La base logistica dei progetti si trova a Ganzirri, località incastonata lungo la costa Nord Siciliana dello Stretto, conosciuta per la presenza dei laghi e per l’antichissima attività di caccia al pesce spada e per la pesca del tonno. La posizione centrale della località scelta, rispetto all’intera area di monitoraggio, consente di spostarsi agevolmente da un punto all’altro della stessa, alla ricerca di questi meravigliosi animali e rappresenta un eccellente punto di partenza sia per chi ha deciso di iniziare un viaggio alla scoperta di questo mare e dei suoi più affascinanti abitanti, sia per chi, per studio o per lavoro, ha l’interesse di approfondire le proprie conoscenze su cetacei, tartarughe e grandi pelagici, ma anche più in generale sulle peculiarità di un luogo
unico, esaltato già in tempi remoti da Omero.
Dall’inizio dei progetti ad oggi sono passati mediamente circa 20 anni e gli
importantissimi dati raccolti ci stanno consentendo di comprendere sempre meglio le dinamiche di popolazione delle specie che per motivi trofici o riproduttivi vivono stabilmente o si trovano di passaggio in queste acque. Oltre ai cetacei, nelle acque dello Stretto di Messina, capita abitualmente di incontrare altre specie marine: uccelli come aironi cenerini, bianchi e rossi, garzette, diverse specie di gabbiani tra cui il rarissimo gabbiano roseo, berte maggiori e minori, molte specie di rapaci, pesci come tonni, pesci spada, pesci luna, lampughe, pesci pilota, mobule, squali pelagici ecc… Inoltre, annualmente ci si imbatte in uno o due esemplari di tartaruga liuto.
Tra gli scopi più importanti dei progetti vi sono il monitoraggio delle diverse specie, lo studio del fenomeno dell’interazione tra cetacei ed attività di pesca,la raccolta dei campioni biologici, la foto identificazione. Per svolgere l’attività di ricerca si utilizzano la foto identificazione che consente il riconoscimento dei singoli individui attraverso la fotografia di alcuni caratteri morfologici che cambiano da specie a specie e da individuo a individuo, l’indagine acustica, poiché i cetacei per comunicare, predare, accoppiarsi ecc… emettono suoni, dunque l’ascolto, la registrazione e l’analisi dei suoni emessi è una delle tecniche che possono permettere il
riconoscimento delle singole specie, l’indagine sull’interazione tra cetacei e pesca tramite il monitoraggio degli attrezzi da pesca e delle imbarcazioni direttamente impegnate nelle attività, insieme alla costante raccolta di dati attraverso interviste rivolte ai pescatori servono a quantificare il danno legato causato dall’interazione dei cetacei con gli attrezzi da pesca ed a trovare possibili soluzioni per una pacifica convivenza tra mammiferi marini e pescatori, la raccolta di campioni biologici sulle varie specie studiate, che vanno da parti di tessuto, a raggi ossei, dal sangue agli otoliti.