MESSINA – Il superbonus 110% per le ristrutturazioni da manna dal cielo per tanti condomini si è trasformato nell’incubo più ricorrente della maggior parte dei condòmini che hanno avuto la sventura di accendere la pratica ma non aver completato i lavori in tempi rapidissimi.
Perché accanto agli stop e alle troppe variazioni legislative, ci si sono messe anche le truffe. Le imprese ci si sono tuffate tutte “a prescindere”, forzando spesso i requisiti o assumendo troppe commesse nella speranza di accedere anche loro alla prospettata liquidità. Quando le banche hanno chiuso i rubinetti e si è capito che “la coperta era corta” per tutti, diversi lavori sono rimasti in sospeso, in attesa dei pagamenti.
Le normative, ritoccate più volte, hanno evidenziato poi altre difficoltà, in corso d’opera, e non tutte le imprese si sono rivelate qualificate, dal punto di vista dei requisiti bancari, per ottenere i lavori, sia direttamente che in subappalto. E’ a questo punto che sono scattate le verifiche su moltissimi cantieri e imprese. Una operazione d’accertamento ancora in corso, a Messina e provincia, condotta su più fronti: da un lato le denunce su specifiche vicende arrivate alla Guardia di Finanza, relative per esempio alla dubbia regolarità di alcune Cilas (la comunicazione di avvio dei lavori necessaria ad aprire la pratica) o ai subappalti sospetti. Dall’altro le segnalazioni dell’Agenzia delle Entrate, che ha notato il superamento di diversi “parametri spia”, nelle cartelle di liquidazione.
Ma c’è di più. Perché scavando i finanzieri si sarebbero imbattuti nel coinvolgimento di alcuni fondi esteri, garanti di imprese che non hanno avuto accesso alle garanzie bancarie ordinarie. Il sospetto è che dietro questi fondi di investimento esteri possano esserci operazioni di riciclaggio. L’inchiesta è però ancora in corso e coperta dal più stretto riserbo.