«Una delle criticità riscontrate riguarda il permanere, all’interno del tessuto urbano, di ampie porzioni che, allo stato attuale, hanno perso il loro ruolo nel tessuto della città ed a cui non è stato assegnata una nuova funzione; si tratta di una sorta di città negata, inaccessibile alla fruizione dei cittadini, ma che occupa, invece, posizioni centrali e strategiche in uno scenario di possibile sviluppo». Riprendersi queste aree, queste porzioni di Messina di cui i messinesi non hanno quasi mai potuto godere, è uno degli obiettivi principali del nuovo Prg targato Corvaja. Le aree “sottratte” per troppo tempo alla città sono ormai arcinote e vengono elencate nella delibera: «L’area della zona Falcata, per la quale esistono già diversi progetti per una sua parziale restituzione alla città, mentre alcune aree risultano già normate dal Piano regolatore del porto; l’area del Parco ferroviario, per la quale esistono già progetti di riuso e riqualificazione, ed in particolare il Piau “Porti e stazioni”; le aree militari, che comprendono la Caserma Zuccarello e l’Ospedale Militare lungo il Viale Europa, quindi in pieno centro urbano cittadino e il XXIV Reggimento di Artiglieria nell’area di Contesse, nonché la Direzione artiglieria a Bisconte; le aree attualmente Zir e Zis (già Asi e le cui competenze urbanistiche sono del comune di Messina), ormai non più qualificabili come zone a vocazione industriale o artigiana, costituiscono anch’esse “nuove centralità” da creare o rigenerare».
IL “NODO” RISANAMENTO
Un altro “leit motiv” della storia non solo urbanistica ma anche e soprattutto sociale della città è il grande nodo del risanamento. «Obiettivo prioritario del nuovo Prg – scrive l’assessore Corvaja – sarà quello di riprendere e rilanciare l’idea forza dell’intera strategia dei Piani di risanamento, che era quella di riconoscere che quartieri come Camaro, Giostra, Villaggio Aldisio, ecc.., una volta estrema periferia della città, sono venuti nel corso degli anni ad essere in parte integrati nel processo di sviluppo urbano e possono rappresentare nuove centralità urbane, in grado di trasferire dalle aree centrali congestionate, attività direzionali, commerciali e di servizio. E’ questa la strada obbligata per contrastare il disagio sociale e l’emarginazione che oggi in parte caratterizzano queste aree dove vive metà della popolazione messinese. Occorre, inoltre, essere consapevoli che il processo di riqualificazione potrà realizzarsi solo attraverso una adeguata sinergia tra pubblico e privato, in modo da assicurare con il contributo di questi ultimi, ulteriori risorse ad integrazione delle risorse previste dalla Regione, ed oggi assolutamente insufficienti, garantendo il superamento del “ghetto”, immettendo all’interno delle aree in questione nuove categorie sociali e soprattutto servizi ed attività produttive».
OBIETTIVO “WATERFRONT”
Oltre 50 chilometri di costa e non saperli sfruttare. Ovvero, il “suicidio” perfetto, che Messina ha purtroppo perpetrato. «La restituzione alla città del suo fronte a mare ed in particolare di quella vasta porzione di territorio costiero che va dalla zona Falcata a Gazzi, e delimitata a monte dalla via La Farina, rappresenta un obiettivo strategico per migliorare la qualità urbana e promuovere lo sviluppo economico. Quest’area, per la sua posizione centrale, può e deve diventare il nuovo centro della città, dove potranno trovare posto attività direzionali, attrezzature sportive, strutture alberghiere, importanti attrezzature culturali, un grande parco urbano, affacciato direttamente sul mare dello Stretto (zone Zir e Zis) che ingloberà l’area archeologica della Cittadella e che potrà rappresentare un luogo privilegiato di incontro e socializzazione per i messinesi». Andando oltre, «la Riviera Nord dalla Fiera a Capo Peloro, con il suo diretto rapporto col mare è il luogo con un paesaggio di straordinario fascino quale quello dello Stretto». C’è poi «l’attuale Fiera campionaria, riqualificata e restituita interamente alla città». E infine «la parte più a nord di questo lungomare dello Stretto, con la riserva dei Laghi di Ganzirri e la punta di Capo Peloro, luogo di grandi suggestioni mitologiche, potrà ospitare importanti attività culturali legate al mare quali un Acquario ed un Museo della civiltà marinara». Fondamentale sarà portare a compimento ciò che nel Prg vigente non è stato fatto: «Il Piano Esecutivo unitario del Polo di Orto Liuzzo; il Piano Particolareggiato Esecutivo della “Fascia Costiera Tirrenica”; il Piano Particolareggiato Esecutivo di “Capo Peloro”; il Piano Particolareggiato Esecutivo della “Riviera Nord”».
PIU’ VERDE PER TUTTI E UNA MESSINA PIU’… MOBILE
C’è una città negata perché da sempre ignorata, la città “verde”: «Obiettivo fondamentale del nuovo Prg dovrà essere quello di incrementare la dotazione di verde portandola dagli attuali 0,22 metri quadri ad abitante sino ad un valore di 4 metri quadri per abitante, ovvero un milione di mq complessivi. un sistema di orti urbani nelle aree di frangia fra i tessuti urbanizzati e il territorio agricolo, un sistema di parchi urbani di quartiere attrezzati con impianti sportivi». Altro obiettivo, migliorare la mobilità: «Il nuovo Prg dovrà concorrere alla realizzazione di una complessiva strategia di miglioramento della mobilità, basata su un potenziamento del sistema di trasporto pubblico e sulla adozione di tutte le misure tendenti a dissuadere l’uso dell’auto e soprattutto prevedendo nuovi parcheggi attraverso: la individuazione di aree da destinare a parcheggio e a parcheggio di interscambio; le aree da riservare per la realizzazione di parcheggi nelle zone centrali della città, obbligando, nelle ipotesi di demolizione e ricostruzione di ampie superfici, l’obbligo di destinazione di un intero piano a parcheggi pubblici; una estensione delle aree pedonali e delle Ztl, auspicandone una corretta disciplina, considerando che tra le 34 grandi aree urbane del paese, Messina si collocava all’ultimo posto per quanto riguarda la dotazione per abitante di aree pedonali, solo 4,5 mq, contro gli 80 mq ed oltre di Torino, Firenze e Cagliari; un adeguato sistema di piste ciclabili (voce per la quale Messina, si colloca ancora una volta agli ultimi posti) da operarsi anche con la sola segnaletica orizzontale e verticale; l’abbattimento delle barriere architettoniche cominciando dagli uffici pubblici e nei luoghi di maggiore frequenza».
Siamo solo agli inizi di un percorso lungo e certamente tortuoso. Che Messina abbia bisogno di una “svolta urbanistica” sembra fin troppo assodato ed evidente. Che quella immaginata dall’assessore Corvaja sia proprio quella svolta di cui la città ha bisogno, sarà il tempo a dirlo. Alla politica il compito di avviare concretamente il percorso, lontana dalle logiche che hanno prodotto la devastazione di un territorio che, con i giusti accorgimenti, si può ancora “salvare”.