Le Poste tagliano i servizi alle “periferie” ma il Comune non ci sta. La giunta municipale, con delibera del 17 marzo, si unisce al coro di proteste levatosi contro il piano di tagli avanzato da Poste Italiane SpA e ispirato più alla logica del profitto che al diritto dei cittadini a un servizio pubblico essenziale.
La legge di stabilità, nel processo di privatizzazione di Poste Italiane, ha reso possibile una modifica del servizio postale universale con il taglio di numerosi sportelli nei comuni montani e rurali e delle isole minori nonché il ridimensionamento a giorni alterni della consegna della corrispondenza.
Poste Italiane ha infatti previsto un notevole ridimensionamento del servizio, puntando sull’utilizzo di nuove tecnologie che però escludono di fatto le fasce di popolazione più deboli, come gli anziani, che abitano in zone periferiche.
Nella delibera l’amministrazione tiene conto del fatto che «il Ministero dello Sviluppo Economico ha affidato a Poste italiane SpA il servizio universale in Italia fino al 2026 con l’obbligo di garantire a tutti i cittadini la possibilità di fruire di un servizio di pubblica utilità, indipendentemente da fattori come il reddito o la collocazione geografica» e che l’azienda «riceve significativi contribuiti da parte dello Stato nell’ambito della legge di stabilità per consentire agli uffici postali periferici di garantire l’erogazione dei servizi postali essenziali».
Nonostante ciò, il piano di riorganizzazione dovrebbe prevedere «secondo fonti sindacali la chiusura e la riduzione degli orari di apertura di oltre un migliaio di uffici postali a livello nazionale, dei quali 36 riguarderanno il territorio regionale Siciliano, 13 la provincia di Messina e ben 4 il territorio comunale».
Gli sportelli di S.Saba, Altolia, Cumia e Pezzolo sarebbero così definitivamente tagliati fuori causando notevoli disagi per la popolazione, soprattutto per i residenti anziani, che si troverebbero costretti a fare lunghe file, ritardare operazioni o affrontare frequenti e scomodi spostamenti.
Già a febbraio, l’ANCI, in un incontro tenutosi a Roma insieme ai rappresentanti delle Regioni, del presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, della presidente di Poste Italiane SpA Luisa Todini e dell’AD Francesco Caio, ha invitato i Presidenti delle ANCI regionali a farsi promotori con le rispettive Regioni per avviare dei tavoli di concertazione allo scopo di giungere a delle soluzioni nell’interesse dei cittadini.
Forte delle sentenze del Consiglio di Stato, che ha ribadito «
la natura sostanzialmente pubblica di Poste Italiane, nonostante la sua veste formalmente privatistica», e facendo leva sulla deliberazione dell’AGCOM con cui si integrano i criteri di distribuzione degli uffici postali fissati dal decreto ministeriale del 7 ottobre 2008 con delle disposizione a tutela degli utenti che abitano nelle isole minori e nelle zone rurali e montane, l’amministrazione comunale esorta il governo a modificare la legge di stabilità nella parte in cui prevede la possibilità di tagliare o ridimensionare uffici essenziali e ad «attivare ogni possibile azione al fine di garantire in tutti i Comuni, senza distinzione, un servizio postale di qualità e funzionale alla comunità».
La giunta, inoltre, impegna la Regione ad aprire un tavolo di concertazione con le amministrazioni locali per scongiurare la possibile chiusura dei quattro uffici postali messinesi, per i quali l’interruzione del servizio rischia di tradursi in gravi disagi per la popolazione.
Gabriele Quattrocchi